Mi auguro di fare cosa gradita riproponendo un articolo pubblicato su
questo Blog lo scorso anno in occasione del Giovedì Santo.
Una tradizione quella dello struscio che ormai ha perso molto del suo
significato con il mutamento delle abitudini e dei costumi dei napoletani.
Quest’anno anche a causa della situazione generale del Paese, le difficoltà
economiche delle famiglie ed una tristezza palpabile nell’aria, sembra
allontanarsi ancora di più quel clima che molti di noi, della nostra
generazione hanno avuto la fortuna di vivere, in occasione dell’inizio della
Settimana Santa.
L’inizio dei riti liturgici del Giovedì ed il passaggio al Venerdì in un
rispettoso silenzio dall’ultimo rintocco delle campane fino alla notte del
sabato,in un misto di religiosità e rinnovo di tradizioni culinarie da ‘o
casatìello (vedi articolo del 15.3.2012) alle pastiere ( vedi articolo del
24.3.2012) e di ogni altro genere di specialità tipiche della Pasqua.
Profumi che si intrecciavano, si confondevano dai primi piani agli ultimi
dei vecchi palazzi del quartiere, dai bassi, camminando lungo gli stretti
marciapiedi, uscivano odori di pastiere e casatielli ed era possibile scorgere le fonti sbirciando con
discrezione (ma non troppo) all’interno delle abitazioni.
Le vetrine delle pasticcerie, delle salumerie addobbate per l’occasione
rendendo più gradevoli i vicoli anche per qualche lampada gigante montata agli
ingressi e nelle vetrine.
Ho provato a ripercorrere quei luoghi senza più le antiche pasticcerie, le
vecchie e fornite salumerie, neanche più la Chiesa, chiusa da qualche anno in
attesa dei lavori di consolidamento, aspettando i comodi della farraginosa
macchina della burocrazia.
Ma l’ottimismo, virtù indispensabile del buon cristiano, fa ben sperare in
giorni migliori e la Pasqua, in particolare, grande momento di cambiamento
degli uomini, senza del quale non ci può essere alcun rinnovamento.
p
Lo Struscio del Giovedi Santo
L’ultimo rintocco delle campane per un silenzio fino alla notte tra il Sabato e la Domenica di Pasqua, era il segnale dell’inizio dei giorni della Passione per i Cristiani ed anche per quanti non praticanti si trovavano comunque coinvolti in un clima misto di tristezza e di preparazione alla festa.
Al termine della Liturgia del Giovedì Santo , dopo la simbolica lavanda dei piedi e l’avvio dell’adorazione del Santissimo, presso uno degli altari laterali addobbato per l’occasione con drappi ,piante, fiori e candele mentre tutt’intorno statue di santi e crocefissi coperti con stoffe color viola.
All’uscita della Chiesa ci si organizzava per scendere giù Toledo dove l’antico rito dello struscio ( che ebbe inizio il 18 Marzo del 1704 al tempo di Re Ferdinando IV) era ormai cominciato con la chiusura della strada che da piazza Carità fino a piazza Trieste e Trento era tutto un fiume di persone che con il rumore delle scarpe strisciate per terra, con il camminare lento per la gran folla, per l’indugiare davanti alle vetrine, davanti alle Chiese dove entrare e compiere il rito dei sepolcri , sempre in numero dispari, non meno di tre che i più pigri o gli anziani rispettavano entrando ed uscendo dalla Chiesa più vicina tre,cinque,sette volte.
Tutte le Chiese restavano aperte fino alla mezzanotte che negli anni 60/70 era già considerata notte fonda e, quindi, un buon pretesto per la nostra generazione per far saltare le rigidità di orario di rientro in particolare delle ragazze che con la scusa del giro dei sepolcri preferivano frequentare i luoghi abituali per gli incontri con la propria comitiva o con il proprio ragazzo del momento, il tradizionale struscio era il rito delle coppie stabili o di quante/i ancora in stato di libertà e fuori dai gruppi.
‘O STRUSCIO
Giovedì Santo ‘o struscio è nu via vaie:
Tuledo è chiena ‘gente ‘ntulettata,
ca a pede s’hadda fa ‘sta cammenata,
pe mantenè n’usanza antica assaie.
-Mammà, ci andiamo? – Iammo.Ma che faie?
-Vediamo due sepolcri e ‘a passeggiata-
E ‘a signurina afflitta e ‘ncepriata
Cerca ‘o marito can un trova maie.
‘A mamma areto,stanca,pecchè ha visto
Ca st’atu struscio pure se né ghiuto,
senza truvà chill’atu Ggiesucristo,
s’accosta a’figlia:-Titinè,a mammà,
cca cunzumammo scarpe.-l’ho veduto!
E me l’hai detto pure un anno fa!
Raffaele Viviani
Tutto si può dire di male e di bene, condividere o no.Ma io posso ringraziare con affetto e spessore Antonio Salzano che con il suo fare mi permette di ricordare momenti belli della mia e nostra gioventù. Grazie Antonio grazie di esistere e Buona Pasqua a te a Franca, i tuoi e a tutti lettori di questa gemma erede di AZ.
RispondiEliminaMelina Longano
RispondiEliminagrazie Antonio, ho riletto con piacere il tuo articolo..grazie ancora!
! auguro a te e Famiglia una Lieta e S. Pasqua.
Anche a te cara Melina ed ai tuoi cari nel ricordo dei cari Adolfo e Amedeo
EliminaBella la descrizione, molto vivida, da mescolarcisi dentro! La poesia poi, una grande dolcezza e la fotografia di un tempo...andato! Grazie! Buona Pasqua a te e a tutti gli amici che ti seguono. (altri auguri seguono in viva voce)
RispondiElimina