Con vivo piacere ho accolto la
proposta di ricordare lo scrittore Antonio Altamura in occasione del Centenario
della nascita che cadrà il prossimo 18 Settembre.
Sarà per me un’occasione per celebrare
degnamente un letterato che tanto ha contribuito alla crescita culturale della
città di Napoli con le sue opere e, non ultimo, per ridare prestigio alla zona
di San Carlo alle Mortelle che in passato ha rappresentato un valido punto di
riferimento culturale della città con i tanti personaggi illustri che vi hanno
abitato.
Spero quanto prima di poter comunicare
le relative decisioni del Consiglio in merito.
Nino Daniele
Assessore alla Cultura del Comune di
Napoli
Ringrazio l’Assessore Daniele per la buona notizia e per aver
onorato l’impegno preso a Settembre scorso nel corso dell’incontro in piazza
San Carlo alle Mortelle in occasione dell’anniversario del quarto anno di
chiusura della Chiesa.
In quella occasione gli parlai anche della necessità di
recuperare la memoria di personaggi della cultura e dell’arte nati e vissuti in
zona che hanno contribuito alla crescita culturale della città.
Oggi in occasione dell’anniversario della sua scomparsa,
unitamente alle Associazioni culturali che hanno a cuore la riapertura della
Chiesa, la riqualificazione della piazza ed il recupero culturale della zona in
un quadro più ampio di valorizzazione di tutto il centro antico, sono lieto che
il Comune attraverso l’Assessore Daniele ci consentirà di onorare un suo
illustre cittadino in occasione del centenario della nascita di Antonio
Altamura, nell’anno del Forum Universale delle Culture.
Antonio Altamura nasce a Napoli il 18.09.1914, da Attilio ed Aurelia
Pinto, nella loro casa ivi ubicata in Piazzetta San Carlo alle Mortelle, n.7 –
antico palazzo settecentesco, già luogo di dimora di tanti uomini illustri.
Questa casa segnerà fino alla maturità la sua storia personale,
intrecciando la propria vita con quella di personaggi famosi e meno noti, tutti
parimenti portatori di quell’anima di Napoli, che ha ispirato ed ha contribuito
alla creazione di tutta la sua opera letteraria.
Antonio Altamura è l’ultimo discendente dell’artista Saverio Altamura,
pittore e patriota dell’800, che ha fortemente legato il suo nome al
risorgimento politico ed artistico dell’Italia (vedi la corrente dei
Macchiaioli).
Infatti, il pittore Saverio Altamura, temperamento ribelle alla vecchia
accademia artistica e banditore della nuova scuola pittorica, partecipò ai moti
rivoluzionari di Napoli, culminati nelle barricate del 1848. Arrestato dai
Borboni e condotto nel carcere di S. Maria Apparente con i suoi compagni, che
erano Carlo Poerio, Mariano d’Ayala, il Duca di San Donato ed altri, riuscì a
scappare – grazie ad un salvacondotto rilasciato dal fratello del re Ferdinando
II, il Conte d’Aquila, fuggendo in Toscana. In quella terra, accolto dal Gran
Duca di Toscana, uomo mecenate e portatore di idee liberali, consentiva al
pittore Saverio Altamura di portare a termine pregevoli dipinti, che lasciava a
Firenze, ancora oggi presenti a Palazzo Pitti. Nel settembre del 1860 entrava a
Napoli al fianco di Garibaldi, che ritraeva in mirabili dipinti esposti al
Museo di S. Martino ed alla Pinacoteca di Capodimonte, di cui all’epoca ne fu
tra i promotori.
In quest’ambiente familiare, gravido di storia e di amore per la
propria città, Antonio Altamura compiva i suoi studi presso l’Istituto Pontano,
fino al conseguimento della maturità classica. Iscritto, poi, alla facoltà di
Lettere dell’Università degli studi di Napoli, nel 1937 si laureava. Inizia,
così, una carriera di docente di Letteratura Italiana, prima nella scuola
superiore e poi nell’Università, in vari atenei (Pavia, Salerno e Napoli).
Costante è stata negli anni la sua frequentazione con altre figure
storiche per il mondo culturale napoletano del ‘900, quali il filosofo
Benedetto Croce, l’archeologo Amedeo Maiuri, il bibliofilo Fausto Nicolini, ed
il prof. Giuseppe Toffanin di cui era allievo e tanti altri.
L’incontro culturale tra l’Altamura ed il dialetto napoletano, che
definiva vera e propria “lingua napoletana” – aveva il suo punto più
alto nel 1957, con la pubblicazione del Dizionario Dialettale Napoletano –
edizioni Fiorentino, opera che con rigore filologico sanciva una definitiva
consacrazione scientifica del dialetto napoletano, sempre considerata una
lingua minore, ed ingiustamente sottovalutata.
Seguirono altre opere fondamentali per lo studio e l’approfondimento
delle origini del dialetto napoletano, quali la “Grammatica Napoletana” ed il
“Vocabolario Italiano – Napoletano”, nonchè i “Proverbi Napoletani”, le “Voci
di Napoli” e le numerose ‘Nferte, inerenti a temi storici ed aneddoti di
vita napoletani.
La produzione letteraria dell’Altamura, non rinnegando le origini con
cui si era mosso nelle sue prime opere letterarie e scientifiche riguardanti
l’Umanesimo del Mezzogiorno e sulla letteratura medievale e rinascimentale, si
arricchiva di opere quali “Ben tornato Amore” lavoro che riproponeva
opere legate a celebri temi amorosi, ormai dimenticati della letteratura
popolare, spaziando dal ‘300 all’800, dal Petrarca al T. Tasso, da Giulio
Cesare Cortese a Gianbattista Vico, da Alessandro Poerio a Salvatore Di
Giacomo, fino a Giuseppe Marotta ed Ettore De Mura.
Anche nel voluminoso lavoro “Cento di questi giorni!...”
l’Altamura affrontava con certosina pazienza e laboriosità, il difficile
compito di compilare un’antologia di poesie e prose napoletane d’ogni tempo,
abbinando ogni giorno del calendario, con i nomi dei santi del giorno,
attraverso aneddoti presi dal folklore, della prosa e della poesia napoletana.
Così, quasi con cadenza annuale, vedevano la luce opere inedite o
dimenticate per secoli nella polvere degli scaffali delle biblioteche di mezza
Italia, dove l’Altamura si recava per recuperarle, decifrarle e restaurarle,
per poi divulgarle, dopo averne rivisitato la forma con metodica filologica.
Nel corso della sua vita ha prodotto circa 140 pubblicazioni !
Moriva il 31 gennaio del 1980, lasciando incompiuti tanti progetti di cui
aveva già iniziato a costruirne le basi. Napoli perdeva un suo figlio, che nel
silenzio del suo studio ha lavorato una vita intera per rendere onore alle sue
grandi origini culturali, alla sua lingua ed alla sua storia millenaria, di
città o meglio di capitale, non seconda a nessuna.
BENEMERENZE :
Laurea in Lettere honoris causa dell’Università di Parigi ;
Socio Ordinario dal 1958 in poi dell’Accademica Pontaniana di Napoli ;
Premio Napoli per la Linguistica e la Dialettologia del 1965 ;
Ispettore Onorario per i beni culturali per la zona di Massalubrense
(Na) dal 1968 ;
Premio per l’attività culturale svolta, rilasciato dalla Presidenza del
Consiglio dei Ministri per gli anni 1966 e 1970 ;
Il Presidente della Repubblica, con “motu proprio” gli conferisce
l’onorificenza di Grande Ufficiale della Repubblica Italiana ;
Nel 1976 gli viene conferita la medaglia d’oro per i benemeriti della
scuola, della cultura e dell’arte da parte del Ministero della Pubblica
Istruzione.
Serena Potito
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