(foto Villarosa) |
Nuovamente grande partecipazione di pubblico attento ad ascoltare poeti giovanissimi e meno giovani con le gradite e purtroppo poche interruzioni musicali del bravo Francesco Cuomo che ha riproposto alcune tra le più belle melodie del repertorio classico napoletano.
Ha ragione Giovanni Formisano, Consigliere del Comune di Napoli sempre presente a tutte le nostre iniziative , che se manifestazioni culturali come quella ideata da Costanzo Ioni realizzata dall'Associazione Futura avessero luogo in qualunque altra città, se ne darebbe risalto ed evidenziate come straordinarie occasioni culturali mentre in questa città rientrano in una normalità e in una "ordinarietà culturale" e riempie il cuore osservare decine di persone attente ad ascoltare la voce dei poeti che tutti i giovedì declamano i loro versi indirizzandoli verso palazzo Cammarota dove Giacomo Leopardi compose alcune delle sue più belle opere divenute patrimonio dell'umanità.
(foto Villarosa) |
Le belle poesie scritte da Salvatore Di Giacomo recitate con voce e cuore di Ernesto Nocera che come sempre ha ravvivato la serata.
(foto Villarosa) |
(foto Villarosa) |
"....Si
racconta che la poca simpatia del Leopardi nei confronti degli
intellettuali abituali frequentatori dei caffè di san Ferdinando
dipendesse anche da un soprannome che questi gli affibbiarono : “'O
RANAVUOTTOLO”, il rospo che negli anni è stato interpretato
unicamente come la somiglianza tra il non bell'aspetto del poeta e
l'animale.
L'Altamura
nel
suo dizionario napoletano e nella
sua opera “i
proverbi napoletani" tratta dell'antico detto napoletano :” 'O
ranavuottolo chiagne quanne fa bon tiempo, ovvero
la ranocchia è pessimista e perciò piange col sole perché sa che
dopo il sole verrà la pioggia e ciò si adatta a coloro che non
sanno godere di un momento di gioia già prevedendo gli inevitabili
momenti tristi che verranno dopo.”
Diversamente
sarà stato l'appellativo attribuitogli dal popolo dei quartieri, di
via San Mattia, di via Cedronio,via Speranzella via Santa Maria
Ognibbene
, di
sicuro
'O scartellatto“,
il
gobbo, certamente non inteso ad offendere, in quanto nella cultura
napoletana è sinonimo di fortuna, buon auspicio (nella
rappresentazione maschile)
e il Poeta che era amante del gioco del lotto non disdegnava a
consigliare qualche numero a chi gliene faceva richiesta, e che
qualcuno forse salutandolo e ringraziandolo nel poggiargli la mano
sulla gobba gli diceva bona jurnata ' on giacumì, bona salute
signurì, no po CUFFIA', non per deriderlo ma in segno di rispetto e
di ossequio a chi è del quartiere .
Ed
era questa la Napoli che Leopardi amò
e mi piace ricordare le sue ultime parole in punto di morte rivolte
all'amico di sempre Antonio
Ranieri "Addio,
Totonno, non veggo più luce"
Totonno come affettuosamente ogni buon napoletano si rivolge
all'amico
di nome Antonio." ( dal mio intervento alla terza serata)
Buongiorno a tutti!! Napoli è anche questa, poesia nella...POESIA...
RispondiEliminaCostantino Longano
08.06.14 - Anto' mi piace quel "ranavuottolo" erano anni che non lo leggevo, complimenti anche per qeusto. NM
RispondiEliminaGrazie a te Nino.
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