sabato 16 luglio 2011

'O pianino e 'o prufessore

Buona parte di quanti hanno frequentato le scuole elementari negli anni '55 / '65 ha obbligatoriamente fatto tappa per i cinque anni alla storica scuola Fuà Fusinato o nella succursale di viale Fornelli.
Come sempre capita le sezioni più ambite erano quelle legate ai maestri più "richiesti", amati e rispettati dai genitori perché il loro buon nome era una garanzia per la qualità dello studio,la disciplina ed una grande carica di umanità.
Tra i maestri che hanno abitato in San Carlo alle M. come non ricordare il Prof.Sauro, anche molto impegnato nel sociale e nelle attività parrocchiali ed il Maestro per eccellenza il Prof. Tommaso Ricciardi, fratello di Matteo di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.
Tommaso Ricciardi, uno di quei maestri  d'altri tempi al  servizio della scuola intesa come vera e propria fucina formativa di ragazzi provenienti,buona parte,dai ceti più popolari,dalle famiglie numerose che facevano fatica a mandare i figli a scuola sottraendoli al lavoro nei bar,nelle botteghe per pochi ma indispensabili spiccioli.
Abitava al civico sette,in piazza, in un appartamento il cui terrazo a livello era copertura dell'abitazione di Marvasi di cui abbiamo già trattato (e credo a breve riparleremo per notizie giunte al riguardo).
Tommaso Ricciardi è stato anche un apprezzato poeta di versi sia in lingua che in dialetto napoletano riportati in alcune sue pubblicazioni delle quali una me ne volle fare omaggio nel 1968 "Miscellanea di versi" e nel mentre scriveva la dedica poggiando il libro sul muretto in piazza, il suono di un vecchio pianino faceva capolino in piazza, pianino di quelli autentici non ancora violentati dai giradischi, fece scattare il Maestro che col suo bel vocione  mi disse:ce stà .
Aprì il libro a pagina 102 e declamò                           'O pianino
Te fermave
pe' strade e vicarielle
e sunave
pe' ricche e puverielle
Quacche vòta
te tirava 'o ciucciariello
o si no,
t'aiutava a vuttà nu guagliunciello.
S'aspettava
'o pianino 'int' 'a jurnata 
pe' sentì:
'na canzona appassiunata
Te chiammava 
'a signora che,affacciata
se gudeva:
'O Zampugnaro nnammurato
C' 'o piattino,
ncopp' 'o braccio tuzzuliave
e vulive
quacche ssorde 'a chi passava
Mo' che 'a radio
d' 'a matìna fin' 'a sera
sona sempe
sempe 'a stessa tiritéra
circolà
tu nun può tu "pianino" p' 'e quartiere
Saie pecchè?
Pecchè oggi nun è comm'aière

mercoledì 13 luglio 2011

Botteghe

Pochi giorni fa,il Sindaco Luigi De Magistris ha voluto fare un nuovo giro per i quartieri Spagnoli per verificare l'andamento della raccolta differenziata espressamente richiesta ed attuata in poco tempo dagli stessi abitanti. Nel corso della passeggiata ha confidato di avere un sogno,uno di quelli non impossibili ma alquanto complicati, far diventare i quartieri spagnoli come Montmartre a Parigi, con il conseguente risveglio delle attività commerciali e quant'altro ruota attorno all'accoglienza del turisti.
Leggendo la notizia,la mente è andata ad alcune botteghe storiche di San Carlo alle Mortelle e zone immediatamente limitrofe, a quelle figure di commercianti cui ci si rivolgeva non solo per la qualità dei prodotti ma per il rapporto di simpatia che si instaurava con la clientela.
Penso alla salumeria di via S.Carlo alle M. di Don Ciro e suo fratello Enzo che si contrapponeva con quella di grosse dimensioni in piazza Mondragone; Don Ciro, personaggio dotato di estrema cortesia e direi anche eleganza nel proporre i suoi prodotti migliori;suo fratello Enzo era al settore pane,legumi e pasta, quella sfusa che veniva avvolta nella carta grigia tanto amata da noi ragazzi "fumatori" alle prime armi e senza quattrini:era la carta ideale per farne piccole sigarette con bruciore di gola garantito.
Di fianco a Don Ciro la vecchia pasticceria Miranda , di fronte 'o scarparo,ricordo solo il cognome D'Ascoli, ero compagno di banco del figlio alle elementari.
Più su la farmacia, la storica farmacia di fronte alla piazzetta, la cui titolare 'a bionda ,di origini settentrionali, era particolarmente apprezzata per i consigli che elargiva per le malattie dei bambini e, in un certo modo, si contrapponeva al farmacista stimatissimo e aggiungerei bravo del Corso V.E. Dott.Iannaccaro capace di eseguire anche visite lampo dal retro del bancone e fornire medicinali adeguati (in genere sempre supposte per la febbre) che facevano scomparire in un lampo anche le influenze.
Parliamo degli anni '60, dove il consiglio del bravo farmacista evitava la spesa del medico a domicilio, figura quasi sempre poco gradita che creava un'attesa ed una psicosi da evento apocalittico.
Tra le botteghe come non citare la storica tabaccheria in piazza, che ha visto la gestione di cari amici,persone adorabili come Renato,Elena,Paolo fino a tempi più recenti con Costantino .
E' una storia a parte perché la tabaccheria ,ovvero la zona antistante, è stato il luogo di incontro,la casa di più generazioni di giovani e meno giovani, dove se non ricordavi il giorno della settimana,passando ed ascoltando le animate conversazioni, riuscivi a capire se la settimana stava finendo oppure era già Lunedì.
Ma ci ritorneremo.

domenica 10 luglio 2011

Un balcone vuoto

foto di Teresa Cicero
Alcuni giorni fa abbiamo festeggiato il suo 95° compleanno e stamattina ci ha lasciato in silenzio, senza troppo rumore,senza dar fastidio com'era nel suo carattere.
Dal balcone al primo piano sulla tabaccheria non fisserà più il suo sguardo sulla sua piazza, quella piazza che ha visto in tempi tristi di guerra, in tempi migliori il cuore del quartiere, oggi specchio di un degrado di una città, che Adolfo aveva visto crescere negli anni.
Ma era la sua piazza, la sua vita...e il suo sguardo era sempre rivolto lì, pronto ad agitare la sua mano per salutare anche chi come me lontano ormai da anni da quei luoghi, non mancava di fare una piccola sosta,un colpo di clacson ed un saluto.
Un ultimo saluto da tutti noi, Don Adolfo.

"La morte non è niente,
noi siamo andati semplicemente nella stanza accanto.
Noi siamo noi, voi siete voi:
per voi noi saremo sempre ciò che siamo stati.
Dateci il nome che ci avete sempre dato,
parlateci come avete sempre fatto.
Continuate a ridere di ciò che ci ha fatto sempre ridere.
Pregate, sorridete, pensate a noi.
Che il nostro nome sia pronunciato in casa
com'è sempre accaduto.
Il senso della vita è sempre lo stesso.
Il filo non si è interrotto.
Perchè dovremmo essere fuori dai vostri pensieri semplicemente perchè siamo fuori dalla vostra vita?
Noi non siamo lontani,
siamo solamente dall'altro lato della strada."
S. Agostino