venerdì 13 aprile 2012

Settimana della Cultura e lentezza delle Istituzioni


Eretta nel 1616 su progetto del Sacerdote Barnabita Giovanni Ambrogio Mazenta che successivamente affidò il progetto all'Architetto napoletano Giovanni Cola di Franco.
All'interno dipinti di Antonio De Bellis raffiguranti momenti della vita si San Carlo Borromeo.
La facciata fino al 1730 fu lasciata grezza ed i lavori di realizzazione della stessa iniziati nel 1730 su progetto di Enrico Pini allievo del Sanfelice.
Decorazioni e stucchi di Giuseppe Scarola e dello scultore Domenico Catuogno.
Il 23 Settembre del 2009 si aprì un'ampia voragine all'interno della Chiesa facendo crollare parte della pavimentazione di fine  '700.
La Chiesa è chiusa e non risultano lavori in corso



Questo è il post del 9 Aprile dello scorso anno pubblicato su questo Blog in occasione della scorsa edizione della Settimana della Cultura.
A distanza di un anno non è cambiato nulla, come confermatomi dal Parroco P. Mimmo, la cifra stanziata l’anno scorso non è stata ancora erogata nonostante i passi fatti presso gli Enti interessati per sollecitare l’avvio delle opere di consolidamento e di restauro.
Alcuni amici più sensibili all’argomento mi hanno comunicato che in questi giorni si costituiranno in un comitato al quale sono stato invitato a partecipare per esercitare le opportune pressioni per lo svincolo dei fondi stanziati ed anche per definire la sistemazione della piazza attualmente in condizioni penose.
Saranno interessate tutte le Istituzioni competenti a cominciare dalla Municipalità della zona che dovrà dare il suo fattivo contributo.
Questo deve essere l’impegno ed il sostegno di quanti hanno a cuore il recupero di un gioiello dell’arte barocca, il legittimo utilizzo della Chiesa da parte dei fedeli e la sistemazione della piazza nel rispetto della sua storia.

domenica 8 aprile 2012

Una serena Pasqua di fiducia e di speranza

opera de il Tintoretto

Una serena Pasqua a tutti in un momento di grande difficoltà per la maggioranza delle famiglie, di quanti da tempo cercano un lavoro, di quanti non hanno più un lavoro, dei giovani sfiduciati e mortificati dalla mancanza di politiche per l’occupazione e lo sviluppo, delle categorie più deboli, dei diversamente abili e delle loro famiglie lasciate sempre più sole con sempre meno tutele, degli anziani,dei pensionati sacrificati in nome della difesa dei grandi patrimoni ,dei grandi potentati.
Una serena Pasqua di fiducia e di speranza

sabato 7 aprile 2012

venerdì 6 aprile 2012

Venerdì Santo


“… Sul  piedistallo, sotto i cuscini,questa iscrizione: Joseph Sammartino, Neap.,fecit,1753. E più nulla. Cioè no sul Cristo morto, su quel corpo bello ma straziato, una religiosa e delicata pietà ha gettato un lenzuolo dalle pieghe morbide e trasparenti, che vela senza nascondere,che non cela la piaga, ma la molce, che non copre lo spasimo, ma  lo addolcisce. Sopra un corpo di marmo che sembra di carne, un lenzuolo di marmo che la mano quasi vorrebbe togliere. Niente manca dunque,in questa profonda creazione artistica: e vi è il sentimento che fa palpitare la pietra, turbando il nostro cuore, e v’è l’audacia del creatore che rompe ogni regola,e v’è il magistero di una forma eletta, pura ,squisita, Quel corpo morto era poc’anzi  vivo, si contorceva nelle angosce di un’agonia spaventosa, giovane e robusto si ribellava al male, si ribellava alla morte. Non vi era sfinimento, non vi era abbattimento: le fibre non volevano morire,il corpo non voleva morire. Ma sotto le pieghe del lenzuolo, la testa ha un carattere stupendo:la fronte liscia ha un vasto pensiero;piangono gli occhi, è vero,pel cruccio fisico, ma le labbra schiuse hanno una traccia di sorriso, che è un’indefinita speranza. E’ vero,è vero, il dolore è passato dal corpo all’anima; è vero, l’anima è contristata, ma non è disperazione, ma non è desolazione. L’anima come la bocca è abbeverata di fiele, ma una goccia di consolazione v’è stata. Tutto quel Cristo è un dolore supremo, ma è anche una suprema speranza,…” (Matilde Serao)

mercoledì 4 aprile 2012

Lo Struscio del Giovedi Santo


L’ultimo rintocco delle campane per un silenzio fino alla notte  tra il Sabato e la Domenica di Pasqua, era il segnale dell’inizio dei giorni della Passione per i Cristiani ed anche per quanti non praticanti si trovavano comunque coinvolti in un clima misto di tristezza e di preparazione alla festa.
Al termine della Liturgia del Giovedì Santo , dopo la simbolica lavanda dei piedi e l’avvio dell’adorazione del Santissimo, presso  uno degli altari laterali addobbato per l’occasione con drappi ,piante, fiori e candele mentre tutt’intorno statue di santi e crocefissi coperti con stoffe color viola.
All’uscita della Chiesa ci si organizzava per scendere giù Toledo dove l’antico rito dello struscio ( che ebbe inizio il 18 Marzo del 1704 al tempo di Re Ferdinando IV) era ormai cominciato con la chiusura della strada che da piazza Carità fino a piazza Trieste e Trento era tutto un fiume di persone che con il rumore delle scarpe strisciate per terra, con il camminare lento per la gran folla, per l’indugiare davanti alle vetrine, davanti alle Chiese dove entrare e compiere il rito dei sepolcri  , sempre in numero dispari, non meno di tre che i più pigri o gli anziani rispettavano entrando ed uscendo dalla Chiesa più vicina tre,cinque,sette volte.
Tutte le Chiese restavano aperte fino alla mezzanotte che negli anni 60/70 era già considerata notte fonda e, quindi, un buon pretesto per la nostra generazione per far saltare le rigidità di orario di rientro in particolare delle ragazze che con la scusa del giro dei sepolcri preferivano frequentare i luoghi abituali per gli incontri con la propria comitiva  o con il proprio ragazzo del momento, il tradizionale  struscio era il rito delle coppie stabili o di quante/i  ancora in stato di libertà e fuori dai gruppi.
Oggi ad ampliare considerevolmente la zona dello struscio con una maxi zona ZTL c’ha pensato il Giggino  Primo  Cittadino , dove non è necessario strusciare  ma soltanto passeggiare e per gli accaniti delle auto solo incazzarsi e maledire il Re Ferdinando IV dei nostri tempi.

‘O STRUSCIO
Giovedì Santo ‘o struscio è nu via vaie:
Tuledo è chiena ‘gente ‘ntulettata,
ca a pede s’hadda fa ‘sta cammenata,
pe mantenè n’usanza antica assaie.
-Mammà, ci andiamo? – Iammo.Ma che faie?
-Vediamo due sepolcri e ‘a passeggiata-
E ‘a signurina afflitta e ‘ncepriata
Cerca ‘o marito can un trova maie.
‘A mamma areto,stanca,pecchè ha visto
Ca st’atu struscio pure se né ghiuto,
senza truvà chill’atu Ggiesucristo,
s’accosta a’figlia:-Titinè,a mammà,
cca cunzumammo scarpe.-l’ho veduto!
E me l’hai detto pure un anno fa!
                                    Raffaele Viviani