mercoledì 30 aprile 2014

Lavori di ristrutturazione della Chiesa :incontro al Provveditorato

Nei giorni scorsi per questioni personali ho avuto occasione di recarmi più volte in San Carlo alle Mortelle ricevendone ogni volta una sensazione di tetro abbandono con una immagine di costante sconforto supportato, però, da una incrollabile speranza di rinascita che sta tra la convinzione di raggiungere un traguardo ed una inconsapevole incosciente illusione.

La facciata della Chiesa con i suoi  veli invecchiati dal troppo tempo trascorso che riportano alla mente, anche se forse impropriamente,  il Vangelo di Marco "e il velo del Tempio si squarciò"  che comunque ci sta in quanto alla carica e intensità, nel nostro caso,  di una pazienza che sta dimostrando tutta la sua capacità; amici e conoscenti che ad ogni passo ho avuto il piacere di incontrare, la domanda ricorrente "ma quando iniziano i lavori ?", visto anche come l'inizio della risoluzione degli altri  problemi

Il conto alla rovescia lo abbiamo cominciato trentotto giorni fa e con fiducia ed ottimismo attendiamo buone notizie ma non soddisfatti della fiducia ed ottimismo siamo andati ieri presso gli Uffici del Provveditorato alle Opere Pubbliche, forti del Vangelo di Domenica scorsa sui dubbi di Tommaso, abbiamo incontrato l'Arch. Salvatore Russo responsabile del progetto.

La non comune disponibilità del Dirigente e, ritengo anche la sua capacità di sopportazione nel vederci periodicamente, ci ha confortati nel ritenere possibile il rispetto dell'indicazione data nel recente incontro presso Suor Orsola Benincasa e, questa,mi sembra una buona conferma del nostro ottimismo.

Bene, vogliamo crederci e continuare il nostro cammino di speranza. 


lunedì 21 aprile 2014

XVI Edizione di COMICON

Uno spot gradevole per la XVI edizione di COMICON , Salone Internazionale del Fumetto che si terrà a Napoli nei primi quattro giorni di Marzo presso la Mostra d'Oltremare.


'A primma festa 'e Pasca



'A primma festa 'e Pasca


E' 'a primma festa 'e Pasca: na iurnata
senza nu sciato 'e viento e chiena 'e sole!
Se sente attuorno n'aria prufumata...
Cantano ll'aucelluzze 'int' 'e ccaiole!

Oie giuvuno', scegliteve na nenna,
ch'ogge 'sta smania ve se legge 'nfronte;
ogge se va 'ncampagna a fa'  marenna...
mappate e mappatelle so' già pronte!

M'arricordo pur'i'. Me pare aiere:
saglievemo pe' ccierti stratulelle
strette 'e campagna, mmiez'a ddoie filere
'e bancarelle, carreche 'e nucelle

e castagne d' 'o prevete! P' 'a via
se ncuntravano già, sbullute 'e sole,
gente ca riturnava, c'allegria
pe' dint'all'uocchie: giuvene e figliole!

Saglievemo, saglievemo cantanno
fino a ncopp' 'a muntagna: llà ce steva
pronta na vranca 'e tavulelle - ogni anno
'e stesse! - e 'o bbene 'e Dio ce se vedeva:

casatielle c' 'o ppepe, sfugliatelle,
taralle,vino, ciento belli ccose:
e sempe 'nfrisco cierti mummarelle
d'acqua surfegna aunite cu 'e gassose!

Na bella chiesella campagnola
te nmitava a trasì: c' 'a Madunnella,
ca n'anno sano steva sola sola,
gente aspettava pe' 'sta festa bella!

Ch'armunia se spanneva int' 'a campagna
pe' chillu suono 'e ll'organo, p' e vvoce
ca saglievano a coro p' 'a muntagna!
Che rarità! Che tenerezza doce!
E fore 'a chiesa, tutte sparpagliate
p' 'a scesa d' 'a muntagna, quanta gente
sott'a nu pede d'albero assetate
facevano marenna alleramente!

Quanta gente! Vrancate 'e pecurelle
senza pasture, libbere, cuntente!
Criature 'n libertà, ca palummelle
parevano, currenno mmieze' 'a gente!

E palummella me parive tu,
nnammuratella peccerella mia!
'A tanno, 'a tanno nun te veco cchiù,
e n'aggio fatto vote 'a stessa via!

Na Pasca va, na Pasca vene, e ogne anno
i' m'arricordo 'e te! ma pe' stu core
ogne festa è na pena, è nu malanno,
è na puntella d'anema ca more!

Torna na vota sola, bella mia,
comm'a tant'anne fa! Torna addu me,
ch'aspeto sempe! Che malincunia!
Che'nfamità 'sta luntananza 'a te!

Torna na vota sola! Ogge 'ncampagna
aunimmece a 'sta bella giuventù!
E' a festa d' 'a Madonna d' 'a muntagna,
è Pasca! Torna, e nun lassarme cchiù!

                              Clemente Parrilli

(da Cento di questi giorni!...Calendario napoletano di prose,poesie e folklore -di Antonio Altamura- Ed.SEN- 1976)

domenica 20 aprile 2014

We are Happy from Scampia

Ritengo questo filmato tra i migliori fin'ora prodotti sul tema della felicità per farla finita una volta per tutte di parlare sempre e solo in termini negativi di questa parte di Napoli che tanto ha contribuito a riempire pagine di quotidiani e ore di filmati.

Ne consiglio la visione per cogliere la tanta energia positiva che trasmettono i volti dei giovani, di quanti sono impegnati sul territorio, associazioni, volontari al servizio di questa parte della città che non merita di essere ghettizzata dall'informazione e dai facili, stupidi e superficiali giudizi. 




sabato 19 aprile 2014

Cronaca di una breve passeggiata

Come al solito in largo anticipo per gli appuntamenti ho deciso di percorrere a piedi dalla stazione di piazza Amedeo della metropolitana a piazza Augusteo per prendere poi la Funicolare Centrale per andare al Corso Vittorio Emanuele.

Svoltato l'angolo di via Vittorio Colonna, stessa scena di ieri, e sono appena le 10, una fila ordinata di oltre cento metri, composta prevalentemente da giovani, in attesa di accedere al PAN per la mostra di quel folle grande artista americano Andy Warhol. E' vero, l'ingresso fino a domani è gratuito ma io non mi sognerei mai di fare una fila di ore per vedere qualcosa che non mi interessa (tanto per rispondere agli inguaribili idioti dissacratori di qualsiasi evento).

Una ventata di soddisfazione che mi prende tanto da voler quasi applaudire quei ragazzi e turisti con gli zaini ma continuo il mio cammino passando davanti allo scalone che porta alle Rampe Brancaccio che per la Pasqua si è arricchito di ortensie bianche fino in cima.

Via Chiaia pulita con i cestini dei rifiuti non ancora ricolmi e traboccanti come ieri pomeriggio, è ancora presto; nella chiesa che per tutti noi era la chiesa di  don Angelo, l'inguaribile prete solo e sempre con la sua tonaca nera ma sacerdote dalla grande disponibilità e spiritualità, passato a miglior vita proprio Giovedì Santo, un gruppo di laici intento alla pulizia e alla preparazione del rito del Sabato sera.

Turisti ovunque, in particolare in via Toledo supersorvegliata da Carabinieri,Polizia e Municipale, l'ormai arcinoto dog-sitter del centro con i suoi numerosi cani e l'attrezzatura per non lasciare tracce del suo passaggio, il venditore di corni portafortuna di ogni misura ( amuleto che si fa risalire al neolitico - 3.500 a.C.), la fila non come quella per la mostra di Warhol ma consistente per le sfogliatelle di Mary all'ingresso della Galleria Umberto I.

Turisti intenti a fotografare di tutto ma particolarmente gli scorci dei vicoli dei quartieri spagnoli, quei vicoli che meriterebbero un'attenzione maggiore e che alcune associazioni e comitati cercano in tutti i modi di contribuire per la  loro valorizzazione con microprogetti, visite guidate ed  eventi.

Apprezzabilissima l'iniziativa dell'Assessorato alla Cultura che ha chiamato a raccolta 50 volontari per supportare i turisti al porto, alla stazione ed in altri luoghi dove è maggiore la loro presenza. 
Ma Napoli tra le sue mille contraddizioni, meriti e demeriti ha la capacità di sorprendere con iniziative per lo più sconosciute ma fantastiche come quella di tal Sergio che sosta quotidianamente nei pressi di Castel dell'Ovo in attesa che qualcuno chieda un'informazione e quando non richiesta ci pensa lui ad erudire i turisti sulla storia del Castello e di quei luoghi magici che lo circondano.

Quella di Sergio, mi hanno riferito carissimi amici padovani in vacanza in questi giorni in città, è una disponibilità totale, interessata soltanto a far conoscere Napoli e non a denigrarla in ogni circostanza, sport preferito da una consistente parte di napoletani disponibili, al contrario di Sergio, solo a puntare il dito ed a sentenziare con i soliti luoghi comuni tipici di chi parla ma non conosce fatti,realtà,difficoltà e all'occorrenza quasi sempre pone in atto azioni quotidiane contrarie al buon senso civico.

Prima di prendere la funicolare attendo che passino una decina tra uomini,donne e bambini vestiti di bianco e una mini-banda chiassosa che accompagna una strano busto della Madonna sistemato in un modello di gozzo marino e tutti con sacche a fare la questua tra i passanti e le decine e decine di flash dei tanti turisti divertiti.

Ma questa è Napoli, non altro che non le appartiene. 

Pace e serenità a tutti per la Santa Pasqua.     

giovedì 17 aprile 2014

Il Giovedì dello struscio

Oggi Giovedi della settimana che precede la Pasqua, Santo per i credenti e, aggiungo, praticanti dal Cristianesimo vissuto e testimoniato, si ripeterà il rito liturgico e nella nostra città il tradizionale struscio.

Ma è giusto definirlo ancora struscio ?

Per molti ancora rimane il rito più atteso, per pochi ancora 'o giro dei sepolcri , tre,cinque o sette chiese "sinò nun vale" .

Antiche convinzioni che si intrecciano tra scaramanzia e religiosità popolare.

Via Toledo, la strada dello struscio , da sempre preferita per la passeggiata dei napoletani, da Giacomo Leopardi che dalla sua casa sui quartieri spagnoli amava percorrere per dirigersi ai caffè di Santa Lucia, oggi è la strada dello struscio per 365 giorni l'anno come anche via Chiaia; non ci sono le antiche bancarelle ma ad intermittenza africani e
cinesi che appaiono e scompaiono al passare di finanzieri o agenti municipali. 

Stasera taceranno le campane delle chiese dei quartieri,del centro,di Scampia,Ponticelli e del Vomero nella speranza che tacciano almeno per 48 ore gufi, polemici a vita e nocomunque in attesa delle campane di Sabato che annunceranno la Resurrezione, si spera anche delle predette categorie.

Ripropongo oggi ad un numero di amici molto più numeroso ( siamo a quasi 23.000 contatti) un articolo già  pubblicato nella speranza che faccia piacere a quanti non hanno avuto occasione di leggerlo con la meravigliosa poesia di Raffaele Viviani. 
  



Lo Struscio del Giovedi Santo


L’ultimo rintocco delle campane per un silenzio fino alla notte  tra il Sabato e la Domenica di Pasqua, era il segnale dell’inizio dei giorni della Passione per i Cristiani ed anche per quanti non praticanti si trovavano comunque coinvolti in un clima misto di tristezza e di preparazione alla festa.
Al termine della Liturgia del Giovedì Santo , dopo la simbolica lavanda dei piedi e l’avvio dell’adorazione del Santissimo, presso  uno degli altari laterali addobbato per l’occasione con drappi ,piante, fiori e candele mentre tutt’intorno statue di santi e crocefissi coperti con stoffe color viola.
All’uscita della Chiesa ci si organizzava per scendere giù Toledo dove l’antico rito dello struscio ( che ebbe inizio il 18 Marzo del 1704 al tempo di Re Ferdinando IV) era ormai cominciato con la chiusura della strada che da piazza Carità fino a piazza Trieste e Trento era tutto un fiume di persone che con il rumore delle scarpe strisciate per terra, con il camminare lento per la gran folla, per l’indugiare davanti alle vetrine, davanti alle Chiese dove entrare e compiere il rito dei sepolcri  , sempre in numero dispari, non meno di tre che i più pigri o gli anziani rispettavano entrando ed uscendo dalla Chiesa più vicina tre,cinque,sette volte.
Tutte le Chiese restavano aperte fino alla mezzanotte che negli anni 60/70 era già considerata notte fonda e, quindi, un buon pretesto per la nostra generazione per far saltare le rigidità di orario di rientro in particolare delle ragazze che con la scusa del giro dei sepolcri preferivano frequentare i luoghi abituali per gli incontri con la propria comitiva  o con il proprio ragazzo del momento, il tradizionale  struscio era il rito delle coppie stabili o di quante/i  ancora in stato di libertà e fuori dai gruppi.
Oggi ad ampliare considerevolmente la zona dello struscio con una maxi zona ZTL c’ha pensato il Giggino  Primo  Cittadino , dove non è necessario strusciare  ma soltanto passeggiare e per gli accaniti delle auto solo incazzarsi e maledire il Re Ferdinando IV dei nostri tempi.

‘O STRUSCIO
Giovedì Santo ‘o struscio è nu via vaie:
Tuledo è chiena ‘gente ‘ntulettata,
ca a pede s’hadda fa ‘sta cammenata,
pe mantenè n’usanza antica assaie.
-Mammà, ci andiamo? – Iammo.Ma che faie?
-Vediamo due sepolcri e ‘a passeggiata-
E ‘a signurina afflitta e ‘ncepriata
Cerca ‘o marito can un trova maie.
‘A mamma areto,stanca,pecchè ha visto
Ca st’atu struscio pure se né ghiuto,
senza truvà chill’atu Ggiesucristo,
s’accosta a’figlia:-Titinè,a mammà,
cca cunzumammo scarpe.-l’ho veduto!
E me l’hai detto pure un anno fa!
                                    Raffaele Viviani      

domenica 13 aprile 2014

 

 LUNEDÌ 14 APRILE ORE 19.00

NELLA CHIESA

DI S. MARIA DELLE GRAZIE

LETTURA DELLA PASSIONE SECONDO MATTEO

CORALE GIUBILEO”

DIRETTO DAL

MAESTRO FILOMENA SCALA

VOCI RECITANTI

FEDERICA AIELLO

FABIO COCIFOGLIA

venerdì 4 aprile 2014

Salvatore Di Giacomo : 80 anni dalla morte

Il 4 Aprile del 1934, ottanta anni fa,  moriva Salvatore Di Giacomo, poeta,drammaturgo e saggista, autore di tante belle canzoni napoletane.
Una delle più celebri e conosciute in tutto il mondo è Marechiaro musicata da Francesco Paolo Tosti.
Il grande successo che la canzone riscosse non fu del tutto gradito al poeta che veniva indicato e riconosciuto per Marechiaro e non per tutta  la sua  produzione letteraria.
L'ambientazione creata da un ristoratore dell'epoca  di quell'angolo di paradiso che è  Marechiaro con la celebre "fenestella" e il suo garofano ancora oggi sempre sul davanzale, è divenuto luogo di attrazione dei turisti e meta sempre gradita per le passeggiate dei napoletani.
   

Marechiaro
 

Quanno spónta la luna a Marechiaro,
pure li pisce nce fanno a ll’ammore…
Se revòtano ll’onne de lu mare:
pe’ la priézza cágnano culore…

Quanno sponta la luna a Marechiaro.

A Marechiaro ce sta na fenesta:
la passiona mia ce tuzzuléa…
Nu garofano addora ‘int’a na testa,
passa ll’acqua pe’ sotto e murmuléa…

A Marechiaro ce sta na fenesta….

Chi dice ca li stelle só’ lucente,
nun sape st’uocchie ca tu tiene ‘nfronte!
Sti ddoje stelle li ssaccio i’ sulamente:
dint’a lu core ne tengo li ppónte…

Chi dice ca li stelle só’ lucente?

Scétate, Carulí’, ca ll’aria è doce…
quanno maje tantu tiempo aggi’aspettato?!
P’accumpagná li suone cu la voce,
stasera na chitarra aggio purtato…

Scétate, Carulí’, ca ll’aria è doce!…

Ah! Ah!
O scetate, o scetate,
scetate, Carulì, ca l’area è doce.