mercoledì 20 giugno 2012

Botteghe


Tempo fa ho ricordato alcune delle botteghe storiche del quartiere, la pasticceria Miranda, la salumeria di Don Ciro con suo fratello Enzo, la stessa farmacia della dottoressa bionda  dalle magiche cartine di 6gr di bicarbonato e 12 gr di cremone per un pan di spagna perfetto da farcire rigorosamente con crema gialla fatta in casa con piccole scorzette di limone.
Per trovare l’introvabile , componenti particolari per  guarnire una torta fatta in casa, le caramelle di ogni tipo e gusto, le giuggiole di ogni dimensione e sapore, i formaggini di cioccolata con frammenti di nocciole,i gelati più strani e di ogni marca  bisognava rivolgersi alla bottega delle botteghe:  Miele al Corso Vittorio Emanuele, con il suo piccolo locale stracolmo d’ogni merce ed un profumo sempre uguale, un misto eccezionale di odori e quest’uomo semicalvo,dal viso rotondo e baffetti che sembrava uscito da un quadro di Toma o di De Bellis, dai modi gentili e sempre disponibile a soddisfare  in qualsiasi modo le richieste dei clienti.
Miele era di fianco ad un’altra bottega , quella di don Vittorio ‘o chianchiere (macellaio) che vendeva unicamente carne di cavallo che tra fine anni 50 ed i 60 era fortemente consigliata dai medici per combattere l’ anemia.
Don Vittorio era un omone dalla folta capigliatura imbrillantata  dalle maniere gradevoli e gentili e con una grande capacità di centrare il peso signo’,teng’ ‘o peso dint’ ‘e mmane.
Sempre nel tratto del Corso , di quella che fu la strada che nell’ottocento stravolse i connotati originari del Poggio delle Mortelle, che secondo i letterati dell’epoca fu una delle zone più belle della città, la contrada residenziale per eccellenza, la mitica pasticceria Principe fondata da Luigi Patrone e poi gestita dai figli Walter,Geppino e Guido che ne continuarono la tradizione con prodotti di alta qualità ma che purtroppo come tante altre realtà commerciali importanti ebbe fine qualche decennio fa .
Come non ricordare alcuni punti vendita che botteghe non erano ma  precisi  punti di riferimento per accaniti fumatori di sigarette di contrabbando  che a richiesta apparivano dalla cassetta in legno posta sulla carrozzella di un disabile che noi ragazzi immancabilmente l’11 febbraio,giorno del ricordo dell’apparizione della Madonna a Lourdes, caricandolo in spalla, lo portavamo al Santuario in cima alle scale per poi ricondurlo a casa e il suo sorriso ci ripagava della fatica.
Il punto vendita all’ingresso della Funicolare centrale di caramelle, cioccolatini e formaggini d’ogni tipo di un uomo dalla robusta corporatura con i baffi e dai modi tutt’altro che gentili al punto che chi guardava e non acquistava veniva investito da una frase tremenda v’adda venì nu canchero dint’ ‘e mane  e, ricordo, che più d’uno lo provocava per constatare la veridicità della sua nota imprecazione.
Banche,supermercati e prodotti tutti ad 1 Euro, ne hanno preso il posto da oltre trent’anni ma le grandi trasformazioni ed il cambio di stile di vita che necessariamente seguiranno all’epilogo della grande crisi potrebbero far tornare alcune attività commerciali ed artigianali, centri di riparazione di oggetti d’ogni tipo.
Qualcosa già si intravede e chissà che non possa costituire una parte della ripresa che tutti auspichiamo.

lunedì 18 giugno 2012

Il Poeta di Recanati nel ventre di Napoli


Come è vero che certi luoghi non è possibile viverli,amarli, immaginarli  al di fuori di un contesto complessivo di  cui fanno parte.
Senza senso sarebbe parlare di via Posillipo se non inquadrato nell’intera collina da via Manzoni a via Petrarca,al Parco Virgiliano ed a quei luoghi  incantati  della Gaiola e  Marechiaro.

San Carlo alle Mortelle , dal Corso Vittorio Emanuele guarda verso Chiaia attraverso Rampe Brancaccio ,via Nicotera e i Gradoni che finalmente sono tornati  tali; ma anche Sant’Anna di Palazzo col suo mercatino, via Cedronio e i vicoletti limitrofi.
Giacomo Leopardi
(Recanati, 29.6.1798-Napoli, 14.6.1837)

Proprio pensando ad uno di questi vicoli , giorni fa, via San Mattia e più precisamente il civico 88 , cercavo d’ immaginare il primo impatto di un uomo, di un grande poeta italiano, Giacomo Leopardi, del quale in questi giorni si è ricordata la sua morte , con una realtà completamente nuova, diversa da quella abituale.

La vita frenetica di Napoli, quella chiassosa del quartiere in netto contrasto con il carattere solitario e malinconico del Poeta  che pure gli procurano un tale benessere, una tale voglia di vivere, una vita disordinata non troppo gradita al suo amico Ranieri che condivideva , il piccolo appartamento al secondo piano di  Palazzo Berio.

Un Leopardi che oggi definiremmo completamente impazzito  per la vita del quartiere, per la sua gente, per i personaggi, per tutto il particolare contesto  che riusciva a mitigare la sua malattia , una voglia di vivere attimi di vita come uno di loro.

Purtroppo la sua permanenza nel quartiere fu breve a causa del male che esigeva luoghi diversi, in collina, tra il verde  ma il ricordo delle piccole cose, delle scorpacciate di cozze, frutti di mare d’ogni genere, sfogliatelle e la frequentazione  dei caffè da via Toledo a Santa Lucia lo ricondussero alla sua ben nota malinconia. .

Le cronache riferiscono anche delle sue fissazioni  tipiche del popolo napoletano, dove si ritiene che il pane buono va comprato esclusivamente presso quel forno, il pesce soltanto presso quel tale e i taralli unicamente in via Foria  e ‘o pere e ‘o musso soltanto alla Pignasecca.

Vivere in una città ed in una parte di essa calandosi nei suoi  usi e costumi , sbagliati o meno che siano , ma vivere i luoghi nel rispetto delle sue tradizioni e, perché no, anche delle sue fissazioni.

Luoghi tra grandi contrasti , capaci di suscitare in chi vi risiede, sentimenti di odio e di amore ,  ma che anche ad uno dei più grandi ed apprezzati esponenti della poesia italiana provocarono non solo emozioni ma anche tanta nostalgia…e qualcuno di noi mai fu tanto d’accordo con il grande Leopardi.