Pochi giorni fa,il Sindaco Luigi De Magistris ha voluto fare un nuovo giro per i quartieri Spagnoli per verificare l'andamento della raccolta differenziata espressamente richiesta ed attuata in poco tempo dagli stessi abitanti. Nel corso della passeggiata ha confidato di avere un sogno,uno di quelli non impossibili ma alquanto complicati, far diventare i quartieri spagnoli come Montmartre a Parigi, con il conseguente risveglio delle attività commerciali e quant'altro ruota attorno all'accoglienza del turisti.
Leggendo la notizia,la mente è andata ad alcune botteghe storiche di San Carlo alle Mortelle e zone immediatamente limitrofe, a quelle figure di commercianti cui ci si rivolgeva non solo per la qualità dei prodotti ma per il rapporto di simpatia che si instaurava con la clientela.
Penso alla salumeria di via S.Carlo alle M. di Don Ciro e suo fratello Enzo che si contrapponeva con quella di grosse dimensioni in piazza Mondragone; Don Ciro, personaggio dotato di estrema cortesia e direi anche eleganza nel proporre i suoi prodotti migliori;suo fratello Enzo era al settore pane,legumi e pasta, quella sfusa che veniva avvolta nella carta grigia tanto amata da noi ragazzi "fumatori" alle prime armi e senza quattrini:era la carta ideale per farne piccole sigarette con bruciore di gola garantito.
Di fianco a Don Ciro la vecchia pasticceria Miranda , di fronte 'o scarparo,ricordo solo il cognome D'Ascoli, ero compagno di banco del figlio alle elementari.
Più su la farmacia, la storica farmacia di fronte alla piazzetta, la cui titolare 'a bionda ,di origini settentrionali, era particolarmente apprezzata per i consigli che elargiva per le malattie dei bambini e, in un certo modo, si contrapponeva al farmacista stimatissimo e aggiungerei bravo del Corso V.E. Dott.Iannaccaro capace di eseguire anche visite lampo dal retro del bancone e fornire medicinali adeguati (in genere sempre supposte per la febbre) che facevano scomparire in un lampo anche le influenze.
Parliamo degli anni '60, dove il consiglio del bravo farmacista evitava la spesa del medico a domicilio, figura quasi sempre poco gradita che creava un'attesa ed una psicosi da evento apocalittico.
Tra le botteghe come non citare la storica tabaccheria in piazza, che ha visto la gestione di cari amici,persone adorabili come Renato,Elena,Paolo fino a tempi più recenti con Costantino .
E' una storia a parte perché la tabaccheria ,ovvero la zona antistante, è stato il luogo di incontro,la casa di più generazioni di giovani e meno giovani, dove se non ricordavi il giorno della settimana,passando ed ascoltando le animate conversazioni, riuscivi a capire se la settimana stava finendo oppure era già Lunedì.
Ma ci ritorneremo.
Costantino Longano
RispondiEliminaBravo! Antonio. Quando tocchi un argomento vai diritto al cuore.
Caro Antonio con questo tuo post ,mi hai riportato indietro nel tempo di 50 anni.Io andavo a ripetizione dal prof Tommaso Ricciardi e ricordo di averlo visto scrivere e leggere in dialetto.Ti rammento un'altra cosa:io ero piccolo,era la fine degli anni 50 e ricordo che al posto della farmacia c'era una latteria,quella di "donna Giuseppina 'a lattara".Non solo,ma all'inizio del vicolo che porta alle scale,c'era una donna che affacciata "'o telaro" del suo basso,sorvegliava la sua mercanzia esposta su di un banchetto di fronte.C'erano piccole leccornie,vale a dire:caramelle,lecca-lecca,chicchirichì e,molto ambiti,formaggini triangolari di cioccolato.La donna era soprannominata "capuzzella" Un caro saluto e grazie per aver avuto l'idea di questo blog.Vai avanti così!
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