Scendevano dal Corso Vittorio Emanuele per fermarsi in via San Nicola da Tolentino,via S.Carlo alle M.,in piazza, via Filippo Rega per poi proseguire lungo le scale di via Vetriera.
Entravano nelle case delle famiglie che si erano prenotate per far suonare il piffero e la zampogna davanti al presepe anche nei nove giorni che precedevano il giorno di Natale e i ragazzini del quartiere li seguivano ascoltando quelle note così dolci.
Al termine della novena tornavano nei loro paesi sempre con delle bisacce piene di ogni genere di prodotti alimentari che le famiglie donavano in aggiunta al modesto compenso pattuito.
La settimana prima di Natale l'esposizione particolare della frutta e verdura sui marciapiedi, le vasche dei capitoni e delle anguille attorniate da ogni ben di Dio di pesce, i sacchi pieni di noci,mandorle, castagne do'prevete,al di fuori delle salumerie,e la sera tutta la merce illuminata da grandi lampadine per tutta la nottata fino alla vigilia di Natale.
Ma certamente meglio di me Giuseppe Marotta nell'Oro di Napoli descrive come nessun altro il clima dei giorni che precedono la festa....
"...Bisogna aver visto, a Napoli, una mostra natalizia di frutta.Non essendovi più limiti all'occupazione di suolo pubblico,la mostra esce dalla bottega e s'avvia.Dove finisce,finisce.Può essere un anfiteatro,coi suoi stalli di cachi di melagrane di arance,col suo podio di meloni di fichi d'India di ananas, col suo pulvinare di mandarini di sorbe di mele;oppure può essere un tempio,col suo altare maggiore di nespole e di pere,con le sue navate di castagne e di noci,con le sue colonne di fichi secchi e di uva,con i suoi ex-voto di datteri e banane. La mostra di Don Aniello era poco meno che un monumento alla frutta e come tale costituiva il risultato di uno sforzo artistico e organizzativo. Per giorni e giorni Don Aniello scaricava ceste colme nella bottega;poi vi si rinchiudeva per lavorare al nucleo essenziale dell'esposizione,le cui estreme propaggini si sarebbero infine diramate oltre la soglia nel vicolo...Ma una mostra natalizia di frutta non è un lavoro che si possa disfare la sera e ricomporre la mattina:Addormentandosi il vicolo,Don Aniello mandava a letto la moglie,accendeva i lumi ad acetilene,sceglieva,per collocarvi il braciere,un punto strategico dal quale fosse possibile tenere d'occhio anche il più lontano cestello,e vegliava la sua creatura...." (brano riportato ne "Le voci di Napoli" di Antonio Altamura)
Bruna Contessa
RispondiEliminaadoravo la loro musica . quel suono sempre lo stesso per tutta la mia vita, lo ricordo sempre e nessuno suona quella litania.... baci anto
Maria Pia Orsinelli
RispondiEliminaRicordi d'infanzia.....grazie Antonio :-)
Aniello Beneduce
RispondiEliminaricordi d'infanzia, ma pure di uomini che non esistono piu'....
Carmine Vivo
RispondiEliminaSi vede che la tradizione è andata in disuso. Fino a qualche anno addietro, in questo periodo, ancora si sentivano quei suoni particolari degli zampognari che portavano alla mente i ricordi dell'infanzia!!..
Aniello Beneduce
RispondiEliminaTEMPI FELICI DI UNA VOLTA...
Glauco Narciso
RispondiEliminasi ricordi bellissimi tra tutti ricordo la notte del 23 dicembre dove tutti questi negozi restavano aperti e molti napoletani avevano l'abitudine di acquistare proprio durante la notte. Un tempo pieno di poesia ed anche di povertà che dava valore a tutto.
Potrebbe anche verificarsi che questa crisi ci porti a stili di vita diversi e quindi a riscoprire valori che contano.Speriamo.Ciao
RispondiEliminaCostantino Longano
RispondiEliminaEra il 16 Novembre scorso, il Zampognaro, quello con la zampogna, accompagnato dal nipote che suona la ciaramella, è arrivato in Piazza, come ogni anno, per riprendere i contatti e gli accordi con gli ormai pochi ed affezionati clienti, ha alzato lo sguardo verso il balcone, ha notato le imposte chiuse, allora si è diretto verso me e mio fratello che ci trovavamo all'entrata del palazzo, esitante e con lo sguardo che andava dal balcone a noi si è fermato senza parlare....,e noi gli abbiamo detto: "non c'è più". Il nostro, ancora oggi, il nostro Zampognaro, è scoppiato in lacrime, poi, "era come un padre per noi" ha detto.
Melina Longano
RispondiEliminaho un bellissimo ricordo anch'io degli zampognari, papà ci teneva tantissimo..li aspettava e giorni prima preparava qualche bottiglia di liquore per accoglierli nella nostra casa.
I commenti che voi amici con passione e tanto cuore avete scritto (e che io ho già trasferito nei commenti del Blog affinchè non si perdano) confermano ancora una volta il grande valore dei piccoli simboli,i grandi valori della gente nei gesti più semplici.Non amo essere nostalgico ed il Blog nel suo modesto cammino non ha inteso e non intende assolutamente cadere nel nostalgico ma nel valorizzare taluni uomini,fatti,ricordi, assolutamente sì.Pensate cari Costantino e Melina che ricordo quando la prima tappa che facevano gli zampognari dai carissimi donna Emilia e Don Adolfo e poi andavano a casa del mai dimenticato scrittore Antonio Altamura......Meglio che mi fermo!
RispondiEliminaMelina Longano
RispondiEliminaè vero Antonio, grazie1
Benedetto Ruggiero
RispondiEliminache nostalgia non sentire più il suono della "zampogna"