Nella perenne corsa della vita, con le esigenze commerciali di anticipare sempre i tempi in ogni occasione si presenti, nonostante il carattere sempre più pagano di talune festività dell’anno, anche Pasqua mostra già i segni della sua prossima presenza con le solite uova di ogni dimensione.
Anche la rete sembra voler anticipare i tempi con foto provocatorie di rustici,dolci e piatti tipici dell’occasione che a Napoli ancora fanno parte di un rito, di una tradizione irrinunciabile.
Questa mattina è apparsa su FB, non più tardi delle nove, la foto di un casatièllo, rustico tipico della cucina napoletana ,che ha calamitato l’interesse compiaciuto e quasi morboso di tanti amici colpiti dall’apparizione e dalla voglia di conoscere, da parte dei non napoletani, dove fosse possibile acquistarlo.
Orrore, parola impronunciabile per la generazione delle nostre mamme che mai avrebbero consentito di consumare il casatièllo acquistato, non partorito in famiglia.
Ricordo mia madre che il lunedì successivo la Domenica delle Palme cominciava ad organizzarsi per impastare ed infornare tra il venerdì ed il Sabato ben sei casatiélli, uno ciascuno per noi ragazzi, di dimensioni diverse a seconda dell’età ed uno grande per la famiglia, tutti rigorosamente da consumare dopo la mezzanotte del Sabato, dopo che s’era sciolta ‘a Gloria , al suono delle campane che avevano taciuto per oltre 48 ore. Guai a pizzicare prima e mangiare pezzi di salame in quel lasso di tempo anche di digiuno.
Il casatiéllo personale generalmente lo portavamo per colazione a scuola il martedì successivo al rientro delle vacanze pasquali, sempre che ne fosse rimasta traccia.
Questa torta di farina con sugna,ciccioli,pepe e uova intere con guscio ,così semplicemente descritta nella maggior parte della letteratura culinaria tradizionale napoletana, ha subìto nel tempo varianti e botte creative del tutto personali, da quartiere a quartiere, da famiglia a famiglia, con aggiunta di salame e formaggio a tocchetti (e senza ciccioli nella mia tradizione familiare).
Ma l’arricchimento del casatiéllo giustifica l’attribuzione del termine a quella tipologia di persone particolarmente pedanti , pignole ed eccessivamente critiche, si proprio nu’casatiéllo , generalmente la moglie al marito pantofolaio e ….scassambrelle.
Casatiéllo
Ingredienti per tegame di dimensione media
500 g di farina, 40 grammi di lievito, 300 grammi di ciccioli, 150 grammi di sugna,pepe,sale 200 grammi di salame, 4 uova sode
Disponete la farina a fontana;al centro mettete un po’ di lievito stemperato in acqua tiepida; aggiungete il sale, una cucchiaiata di sugna ed impastate. Mettete a lievitare la pasta sotto un panno di lana. Quando la pasta sarà aumentata di volume, lavoratela ancora aggiungendo il pepe. Spianatela, ungetela con la sugna, spargetevi il salame a dadini, i ciccioli ed avvolgetela per formare un rotolo. Ungete di sugna uno stampo con il buco centrale e ponete il tortano di pasta facendo aderire bene le estremità. Sulla superficie mettete qualche uovo intero. Dopo averlo fatto lievitare nuovamente, infornate e fate cuocere a fuoco moderato. Servitelo freddo in tavola.(Frijenno Magnanno –Prisma libri)
e la pasotera? dpve la mettiamo la pastiera?
RispondiEliminami scuo per l'errore....la pastiera..grazie Antonio per la ricetta..dovremmo farlo tutti a Pasqua..
RispondiEliminaSeguirà la pastiera...ciao Maria
RispondiEliminaLuca Sabatinelli
RispondiEliminaE con le news sul Casatiéllo ci si avvicina alla Pasqua più contenti :)
Cristina Mari
RispondiEliminaUaooo!!!! Non ce la posso fà!!!!! Troooppo buono!!!
Antonella Perdichizzi
RispondiElimina...meno male che siamo a Quaresima!
Il profumo è arrivato fino a Londra?
EliminaAntonella Perdichizzi
RispondiEliminaAntonio, basta usare l'immaginazione, ma quando vengo a Roma ne voglio una vera!
Stefano Carino
RispondiEliminao casatiello il brivido divino e ho detto tutto
Benedetto Ruggiero
RispondiEliminaCasatiello in tavola a Pasqua (anche a Milano) Tradizione rispettata.
Luciano Guerra
RispondiEliminaottimo il casatielo ma non dimenticare che a san carlo alle mortelle è iniziata anche una delle piu' importanti tradizioni napoletane dei famosi pasticcieri con ''taranto'' e successivamente '''principe'' ex lavorante di taranto
Antonio Menna
RispondiEliminaCaro Antonio Ti prego non istigare noi poveri emigranti napoletani.ricordando la nostra unica e meravigliosa cucina
Infatti prima o poi mi arriverà una denuncia per istigazione...
EliminaCaterina Casale
RispondiEliminaAntonio, ti credevo una persona diversa, si fa questo?
Hai ragione,ho deluso ma mi rifarò con zeppole di San Giuseppe e pastiera
RispondiEliminaCaterina Casale
RispondiEliminae, meno male ch non sono incinta
Sergio Sigilli
RispondiEliminaComincio a sbavare...! :-)
Emilia Emiliani
RispondiEliminammmmmmmmmmm! Comunque meglio fatto in casa: sei sicuro della freschezza degli ingredienti e, magari, lo fai anche un po' meno pesante!
Antonio Russo
RispondiEliminache buono o' casatiello, ne sento la mancanza
Antonio,un piacevole richiamo al "casatiello" ma oltre al significato singolare della parola riferito ad una persona e alla ricostruzione delle atmosfere familiari che si vivevano ,ho letto anche dei significati relativi alla forma e agl'ingredienti utilizzati che si rifanno alla cultura contadina mescolata alla religione.Molto interessante !
RispondiEliminaCristina Zara
RispondiEliminaChe nostalgia "o' Casatièllo"! L'ho incontrato da voi e non lo si può più dimenticare (sob!).