giovedì 1 marzo 2012

Balconi

Stamattina scrivendo un articolo per un giornale italo-americano  sulla Coppa America di vela che si svolgerà prossimamente a Napoli, ho raccontato dei balconi con vista mare che si affolleranno di parenti ed amici per assistere allo spettacolo  delle regate.  Ho lasciato per un po’ la tastiera e la mente è andata  ai balconi di casa mia al terzo piano , un quinto delle nuove costruzioni, con una  vista meravigliosa sull’insenatura di Mergellina, via Caracciolo, la punta della Campanella, Capri, la collina di Posillipo con la Chiesa di San’Antonio la sera illuminata da decine di lampadine lungo tutto il perimetro che la rendevano visibile da tutta Napoli.
I balconi dei vecchi fabbricati non ampi come quelli delle nuove costruzioni, sempre vivi, con le braccia appoggiate alle ringhiere e le gambe dei bambini penzoloni , sempre fioriti con le gabbie dei canarini e cardellini al muro e il mobiletto frigo  in legno con la retina esterna per conservare un caciocavallo, un mezzo salame o le uova  sul balcone della cucina quasi sempre sul  lato nord.
Il balcone era il cellulare dell’epoca per parlare con gli amici,i vicini o con le lettere mute per quelli un po’ più distanti come gli amici nel fabbricato nuovo di via Filippo Rega,29 o con il terrazzo dello stabile di piazzetta Mondragone.
Capitava spesso di assistere a veri e propri dialoghi muti, a gesti, con sorrisi, con sguardi tra balcone e balcone, tra innamorati o semplicemente tentativi di approccio con appuntamenti  scritti su un foglio e letti col binocolo.
Scene d’altri tempi già allora con i corteggiamenti di  Amedeo innamorato pazzo della bella J. bionda del quinto piano oggi nonni di magnifici nipoti.
Ricordo che con la famiglia dell’appartamento sottostante, avevamo una campanella fissata a muro con una cordicella per chiamarci.
Immancabile era il paniere in vimini intrecciato con una lunga corda con funzione di mini-montacarichi  per le cinque sigarette sfuse nella bustina, i 100 grammi di provolone, il mazzetto per il brodo , dell’ultimo momento.
I balconi diventavano un piccolo palco di teatro in occasione dei fuochi d’artificio di settembre in occasione della chiusura dei festeggiamenti della Piedigrotta, i vicini  che non godevano della vista mare avevano la priorità, poi parenti e amici; altra occasione solenne i fuochi di fine anno per partecipare… alla guerra lampo.
La sera si vuotavano e i ballatoi delle scale comuni erano la prosecuzione delle  conversazioni, un modo di stare insieme , un modo semplice di vivere l’amicizia.
Il balcone più noto di Napoli è senza dubbio quello del grande Eduardo in Questi fantasmi  , con la scena del caffè che per quanti di noi vissuti in quegli anni non rappresenta una scena irreale,impossibile  ma naturale, abituale, meravigliosamente vera.


5 commenti:

  1. Caro Antonio,

    ho letto stamane il tuo blog mi sono emozionato e ti ringrazio.

    Speriamo che al più presto si dia corso ai lavori alla chiesa e alla piazzetta
    Ezio

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  2. Glauco Narciso
    emozioni indimenticabili

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  3. Antò, che te possino!! Leggendo questo tuo articolo mi hai fatto fare un triplo salto mortale all'indietro, sono ritornato col pensiero alla mia fanciullezza. Che bello!! Grazie e speriamo di poter vivere il futuro con la semplicità di allora!?!?

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  4. Gentile Antonio Salzano, a quei tempi non vivevo ancora a Napoli, ma ho ben vivi i ricordi dei miei suoceri, nonché di mio marito, sulla vita vissuta tra i balconi e vista dai balconi. Era una gioia sentirli raccontare. Qualcosa di simile a quanto ho provato oggi leggendo il suo ricordo. Grazie. Ci sono delle pagine dell'epistolario dell'inglese George Gissing scritte da una casa di quello che allora (fine Ottocento) si chiamava Vico Brancaccio. Se non le conosce già e se le interessano, potrei fargliele avere. Maria Palermo

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    1. Desidero innanzitutto ringraziarLa per la sua cortese attenzione e per il graditissimo commento. Le sarei infinitamente grato se potesse farmi avere le pagine da Lei citate. Il mio indirizzo e.mail è in alto a destra della pagine di questo Blog.
      Cordialità
      Antonio Salzano

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