Mangiato l’ultimo anello di calamaro, se ancora è sopravvissuto
qualche morbido filetto di spigola in
bianco rigorosamente inondato di limone e un filo d’olio, fatto apposta per chi
la frittura proprio non la può gustare , è il boccone migliore e prelibato per chiudere con le portate marine prima di
procedere con “erbaggi,le verdure,i frutti,la dolcezza vegetale,il tributo
della campagna,l’offerta delle pianure e dei boschi” come scriveva la Serao.
Prima d’ogni cosa l’insalata di rinforzo:
cavolfiore bollito tagliato in piccole porzioni, peperoni piccanti
(papaccelle), alici salate ,olive nere di Gaeta, olive bianche, capperi
(variante del tutto personale), sale, olio ed un po’ d’aceto bianco.
Broccoli scaldati conditi con sale,olio e limone
prima della pizza di scarole: verdura bollita in olio soffritto con aglio,capperi,
olive di Gaeta snocciolate,acciughe spinate e pinoli.
Sciolto il solito enigma se prima la frutta fresca
o quella secca, si dava corso senza esitazione alcuna, a far girare la cesta
con le noci rigorosamente di Sorrento,nocciole e mandorle, fichi secchi ,
castagne del prete, prugne e datteri.
Arance e mandarini profumavano l’aria intrisa di
odore di frittura e fumo di sigaretta per fare spazio ai dolci tipici di Natale
: roccocò,mustacciuoli,raffiuoli,e susamielli per chiudere in bellezza con gli
struffoli e panettone.
A questo punto tutto era affidato al nocillo fatto
in casa o ad un amaro dell’Abazia di Montecassino o alla magnifica Strega
Alberti di Benevento ed al caffè fatto con la napoletana che dovevano compiere miracoli per una sana e
buona digestione.
da Aria di Natale di
Matilde Serao
“…Allora entrano
in campo gli erbaggi,le verdure,i frutti,la dolcezza vegetale,il tributo della
campagna,l’offerta delle pianure e dei boschi. I monticelli dei broccoli verdi,
il cui fiore sembra un merletto rilevato,guardano con disprezzo l’umile e piccola
cicoreia,raccolta in gruppetti, su cui brillano le gocce dell’acqua; i cavoli
bianchi, grossi e serrati, pare che vogliano scoppiare dal loro involucro di
foglie verde-chiaro,mentre quelli neri si confondono coll’oscurità, quasi
desiderosi di solitudine. L’ ondulazione dei lumi, il passaggio delle persone e
dei carri,il getto improvviso di un razzo,lombra che sopraggiunge, danno a
questo spettacolo qualche cosa di fantastico: le proporzioni s’ingrandiscono,
il senso della realtà si perde e vi sembra di camminare in mezzo ai prati di
maggiorana e di trifoglio, fra due siepi di verdura,mentre in fondo,come
orizzonte,si accende la fiamma gialla di una piramide di aranci, ricordo dei
tramonti siciliani. Vi giunge al cervello il profumo acuto delle mele, capace
di ubriacare; quello più dolce, quasi più vecchio, delle pere serbate per l’inverno e l’effluvio sottile,leggero ed esilarante
dei mandarini;quando un odore più forte,più sano , li scaccia tutti per
prenderne il posto e regnare solo…”
Dario Nicetto
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