La vigilia di Natale era una delle rare occasioni per organizzare una cena come
realmente si desiderava, per gustare pietanze che ci si poteva permettere solo
in altri rari momenti, alcune volte la Domenica ma mai tutte assieme, come
tutte assieme si riunivano le famiglie con genitori,nonni,nipoti, le immancabili zie
signorine (‘e zitelle), mai meno di
una decina di persone.
La stanza da pranzo,
quella delle grandi occasioni, con il tavolo rettangolare allungato ad ambo i
lati, i mobili addobbati con ogni ben di
Dio, insalata di rinforzo,broccoli al limone, pizza di scarole,il baccalà in
bianco,arance e mandarini profumati, dolci tipici natalizi ed il gran vassoio o
cesta con la frutta secca d’ogni tipo, ‘e sciòsciule, pronte per il gran
finale.
Il presepe e l’albero
illuminati, un profumo misto di frittura di pesce e di vongole veraci in olio
bollente insaporito d’aglio pronte per essere immerse nei vermicelli; solite
discussioni tra i sostenitori dei vermicelli in bianco e i…sì ma con un
pomodorino schiattato ; io sono per
la corrente di pensiero dell’assoluta incontaminazione del pesce di qualsiasi
specie con altri sapori che ne modifichino anche se minimamente il sapore.
Vermicelli fumanti in tavola inondati di prezzemolo ed una spruzzatina di pepe e subito cala il
silenzio, un silenzio assoluto che dura solo pochi minuti, il tempo di un 45 giri di
Peppino Di Capri o Modugno o anche Dallara.
In attesa della frittura del baccalà e del capitone che
andavano mangiati rigorosamente bollenti, la recita della
poesia del più piccolo o dei più piccoli
della famiglia, sovente ripetuta dall’inizio più volte e l’applauso finale ,
chiaro segnale di ripresa della cena con la frittura di calamari e gamberi,
capitone e baccalà e qui i 45 giri bisognava litigare per chi doveva cambiarli.
Dimenticavo il vino,
chiaramente il rosso o il bianco sfuso do canteniére Manzo di vico Mortelle o
la pessima bottiglia di Folonari regalo di chi proprio bene non ti voleva.
Per il resto….alla
prossima
Da Il Natale in Napoli di Francesco Mastriani
“…I cibi di
rito della cena della vigilia sono i vermicelli, il cavol fiore,i pesci di ogni
specie, e massime il capitone e l’anguilla,gli struffoli (pasta dolce con miele
e tagliuzzata) i mostaccioli,i susamielli,ogni sorta di seccumi,le ostriche ed
altri camangiari di magro, che s’imbandiscono a seconda del gusto e dell’agiatezza
delle famiglie….”
Roberto Falcione
RispondiEliminala bottiglia del folonari .. tremenda hahahaha per il resto, capitone a parte faccio uguale uguale caro Antonio
Quì il tempo si è fermato. Ancora oggi,..tutto uguale,..ma con piacere!!!!!
RispondiEliminaCostantino Longano
Costantino, grazie a Dio nelle nostre famiglie sono vive non solo le tradizioni ma la voglia di trascorrere assieme queste giornate gustando quelle pietanze dei nostri genitori...vero è che le loro mani erano quelle dell'esperienza,della passione e del culto della buona cucina napoletana.
EliminaPancrazio La Spina
RispondiEliminaUn grazie ad Antonio Salzano per il suggerimento. Cercherò di fare così.
Pancrazio La Spina
RispondiElimina.. ma qui il baccalà è difficile trovarlo.
Pancrazio, mi sono fermato per ora al primo e al secondo , ma credi che finisce quì?
EliminaPancrazio La Spina
EliminaNo. Lo so, perche anche da noi si usava portare a tavola la vigilia 13 "cose".
Rosa Noviello
RispondiEliminaDobbiamo a questi quartieri ed al nostro vissuto quello che siamo oggi.
Giorgina Busca Gernetti
RispondiEliminaOttima cena, certamente napoletana perché da noi i cibi sono un poco diversi, pur restando nell'ambito del "magro", cioè pesce.