martedì 20 dicembre 2016

Quando la costruzione del presepe cominciava ad ottobre

Continuano a giungermi messaggi di amici con un ricordo del Natale degli anni della gioventù, della grande comunità di San Carlo alle Mortelle.
Questa volta è un amico che è rimasto in zona, nel quartiere dove è nato e che ho ritrovato al mio ritorno dal periodo vissuto al nord Italia e che ho trovato subito disponibile per il progetto di riscoperta e rivalutazione del Poggio delle Mortelle , uno degli artefici generoso e disponibile.
Mi fa molto piacere che Ezio Aliperti  abbia ricordato quell'Uomo di grande qualità  che è stato Franco Alfarano, uomo colto e con una visione di Chiesa che oggi definiremmo alla Papa Francesco , punto di riferimento per tutta la comunità.
Ha ricordato cari amici come  Gino Cogliandro , attore affermatosi in particolare con il gruppo I Tre Tre, Bruno Garofalo, scenografo di Eduardo, regista e autore di opere teatrali di grande spessore ed il fratello Claudio  affermato fotografo, collaboratore di importanti riviste.
Vi lascio alla lettura di questo ricordo semplice ma che come gli altri pubblicati mi convincono sempre maggiormente del grande privilegio avuto nell'aver vissuto quella stagione.

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Con grande piacere ho notato che la nostra idea ha sortito l'effetto che volevamo.

Noi non ci siamo mai piegati e non ci piegheremo mai alla logica che la nostra meravigliosa città  sia afflitta da una maledizione epocale  Qui è  difficilissimo fare qualcosa di utile per noi e per gli altri e non c'è niente da fare!

Cosa si può fare e abbiamo fatto ?

Abbiamo ritrovato quello spirito che a tanti di noi, come leggo dai messaggi di Benedetto e Glauco, ha consentito per il passato di creare ,sotto la guida di un uomo di grande qualità Franco Alfarano,una comunità e, in occasione del Natale, voglio raccontarvi una delle esperienze vissute negli anni della gioventù in San Carlo alle Mortelle.

Ci chiamò  don Franco un pomeriggio di Ottobre di tanti anni fa e chiese a me ,Gino Cogliandro e Fulvio Ardone di interrompere un interminabile partita a  ping-pong ,doveva parlarci.
Siccome ,don Franco quando voleva non era dolce di sale, noi ci appropinquammo preoccupati ad abbandonare la storica sede al n° 7 della piazzetta e lo raggiungemmo in   sacrestia.
C'erano nella stanza, alle spalle dell'altare della chiesa, Bruno e Claudio  Garofalo che salutammo col piacere di  sempre.
A quell' epoca Claudio  muoveva i suoi primi passi come fotografo e Bruno un po' più grande di noi era già come scenografo nell' orbita di Eduardo De Filippo.
Curiosi attendemmo don Franco.
Il suo sorriso ci sollevò gli animi e chiedemmo cosa dovevamo fare?
Dare corpo sotto la guida di Bruno  ad un presepe con i pastori di proprietà della chiesa .
Io, Fulvio e Gino avevamo per tradizione familiare una certa competenza e manualità nella costruzione dei presepi,oggi a casa mia in piazzetta quello  fatto da mio nonno alla mia nascita e quello fatto da me per mio figlio fa bella mostra tutto l'anno.
Don Franco aveva come sempre avvertito i nostri genitori di quell'idea e tutti come sempre avevano dato il loro assenso.
Entusiasti il lunedì successivo, terminati i compiti, alle 18 iniziammo  .
Gratificati dalla scelta iniziammo l'opera  con grande entusiasmo.
Bruno aveva disegnato un presepe grande almeno sessanta metri quadri, posizionato nella prima cappella a sinistra dell'entrata  
sughero,legno carta e gesso erano pronti per dar corpo all'opera .
L'entusiasmo dei quindici anni non ci aveva fatto rendere conto subito della immensità dell' opera.
Spesso al gelo,sporchi di gesso e colla con qualche dito dolente per una martellata sulle dita, digiuni e affamati alle 22,30 terminavamo di lavorare.
Ogni settimana che passava il lavoro ci sembrava sempre più impegnativo e faticoso ma il buon umore e il piacere di realizzare un'opera che avrebbe destato l'interesse degli abitanti del quartiere ci rendeva felici e forti della nostra decisione.
Venne l'influenza e qualche bronchitella .
Le defezioni si fecero sentire e a una settimana dal Natale ancora l'opera non era completa.
   L'angoscia incominciò a pervadere le nosre sicurezze.
Una sera ci vedemmo e fatto quadrato decidemmo di lavorare ad oltranza e di coinvolgere altri amici.
Ubaldo il famoso cerbero, l'aspetto del poverino era molto più orrendo di un cerbero, che faceva da custode della chiesa si appisolava verso le nove e prima delle mezzanotte difficilmente si svegliava.
Lavorammo fino a mezzanotte e non esistendo all' epoca i cellulari non avemmo l'avvedutezza di avvertire le famiglie.
Uscito dalla chiesa incrociai mia madre che preoccupata  era venuta a cercarmi.
Li per li mi accarezzò e mi prese per mano,per le mamme i figli sono sempre piccoli,e si avviò verso casa.
Salimmo le scale che ahimè solo oggi, non ho ancora l'ascensore, capisco cosa ha significato per lei quasi cinquantenne salire per l'ennesima volta, mediamente le percorreva tre o quattro volte al giorno.
Entrammo in casa e a quel punto il clima cambiò, presi tre sberle che mi riscaldarono subito,cercai di giustificarmi ma tutto fu inutile, senza mangiare e a letto.
Il pomeriggio seguente tornammo in chiesa ed ebbi il resto.
Don Alfarano ci attese con il volto corrucciato delle brutte occasioni,     ci eravamo permessi di non avvertire le famiglie!
Terminammo il presepe giusto in tempo per la  vigilia, ma capimmo anche che in un mondo senza regole e scelte condivise, spesso anche per un buon fine ,si possono commettere  errori.
Il patrimonio di quelle esperienze è stato utile  per tutti  noi nel lavoro e nella vita di ogni giorno.
Buon natale e Buon anno a tutti voi e vi aspetto tutti all' inaugurazione della chiesa ristrutturata.



Un' abbraccio

                                                                   Ezio

2 commenti:

  1. Grazie Antonio per questa tua pubblicazione e grazie ad Ezio per i suoi ricordi che mi hanno riportato indietro nel tempo.Auguro a te ,ad Ezio ed a tutti coloro che appartengono al gruppo....un sereno Natale per lo meno in famiglia perchè con quello che c'è in giro,la spensieratezza delle feste è velata d'angoscia e dispiacere per ciò che stà accadendo ad altri uomini che dovrebbero essere nostri fratelli.Pensando positivo spero che l'anno nuovo ci riporti l'apertura della NS CHIESA e che ci si possa rivedere in parecchi per quella occasione.

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    1. Grazie a te caro amico di seguire sempre con attenzione ed affetto questo piccolo strumento che ci tiene in comunicazione. Buon Natale anche a te ed alla tua splendida famiglia

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