mercoledì 1 febbraio 2012

Guglielmo Melisurgo


Non solo scrittori, pittori,santi ed anarchici vissero in quello che in vari testi fu sempre esaltato come luogo della tranquillità, fuori dalla confusione cittadina, immerso nel verde del Poggio delle Mortelle. 

Guglielmo Melisurgo, Ingegnere e Architetto, nato a Napoli il 23 Febbraio 1857,  lasciò il segno nella storia di Napoli essendo l’unico studioso che si calò nelle viscere della città per ricavarne uno studio meticoloso e particolareggiato  che gli consentì di individuare circa cinquemila rifugi nella roccia tufacea raggiungibili con ripidissime rampe di scale.
Percorsi nella città sotterranea che salvarono la vita di migliaia di cittadini durante le incursioni aeree, uno studio fatto senza compenso alcuno durante il periodo trascorso all’Ufficio Tecnico Comunale  che Melisurgo volle intraprendere di propria iniziativa e che donò  alla città che oggi, dopo vari e significativi interventi, lo pone a disposizione di quanti turisti, giovani, studenti curiosi  hanno voglia di conoscere ed ammirare la città nella città.
Dopo i circa diciassette anni al Comune lavorò per altri sette  alle dipendenze della Società pel Risanamento di Napoli con la quale collaborò successivamente ancora per alcuni anni.
Cominciò la sua brillante carriera professionale dopo essersi laureato a vent’anni, progettando  un elettrodotto che sfruttava la  forza idraulica del mulino municipale a Pontecorvo che consentì  l’illuminazione della Galleria Principe di Napoli  inaugurata nel 1883.
Progettò il prospetto dell’edificio universitario al Rettifilo che vide la luce nel 1908.
Pubblicò nel 1937 il Piano Regolatore di Napoli oltre ad altri innumerevoli studi scientifici.
Di Gugliemo Melisurgo , morto il 3 Agosto del 1943, va sottolineata  la grande onestà che lo indusse a lasciare l’incarico all’Ufficio Tecnico del Comune contrariato da varie irregolarità amministrative  e la denuncia presentata all’allora Ministro dei LL.PP. Emanuele Gianturco  sulle  speculazioni tramate sul suo lavoro in occasione della progettazione del prospetto della sede universitaria ad opera di personalità del mondo accademico che fecero apportare modifiche a sua insaputa.
Le sue opere, la sua personalità, il suo grande impegno per la città sono bene illustrate in un opera curata dal nipote Sergio, indimenticato gran signore, colto e appassionato d’ arte, anche lui vissuto per molti anni in S.Carlo alle Mortelle dove ancora abitano  la moglie ed un figlio.

martedì 31 gennaio 2012

San Francesco Saverio Maria Bianchi

E’ l’ultimo giorno del mese di Gennaio. L’anno scorso ho ricordato, in occasione dell’anniversario della sua morte avvenuta all’improvviso il 31 Gennaio del 1980, Antonio Altamura , scrittore e letterato vissuto per anni nella sua casa al primo piano di quello che è stato il palazzo dove un pezzo di storia della città degli ultimi tre secoli è passato per quel portone, lasciando segni e ricordi difficilmente cancellabili dalle memoria di quanti amano la nostra Napoli.
Oggi la Chiesa,oltre la figura  popolare di San Ciro, ricorda il meno noto San Francesco Saverio Maria Bianchi, nato ad Arpino (Frosinone) nel 1743 ed ordinato a Napoli sacerdote dell’ordine dei Barnabiti nel 1767. Insegnò Filosofia e Matematica nel Collegio di San Carlo alle Mortelle, dove aveva ultimato gli studi, nel 1778  insegnò nell’Università di Napoli e l’anno successivo divenne socio della Reale Accademia di Scienze e Lettere.
Fu padre spirituale di Suor Maria Francesca delle cinque piaghe, la mistica Santa napoletana che predisse l’eruzione del Vesuvio del 1794, oggi ancora venerata ai quartieri Spagnoli dove la sua casa è pellegrinaggio continuo in particolare delle donne che non riescono ad avere figli.
Fu anche guida spirituale di Carlo Emanuele IV di Savoia e di sua moglie Clotilde .
Si narra che dal 1800 cominciò il periodo particolarmente orientato al misticismo, periodo in cui fu trovato in estasi davanti al SS.Sacramento e durante il quale si disse che, trovandosi a Torre del Greco, con un suo gesto di benedizione avesse fermato la lava del Vesuvio, durante le eruzioni tra il 1804 ed il 1805, che minacciava la città.
Morì il 31 Gennaio del 1815 dopo tredici anni vissuti su di una poltrona a causa di una malattia che gli procurò molteplici piaghe alle gambe e, si narra, che i suoi funerali furono tra i più affollati dell’epoca e che richiesero l’intervento di guardie a cavallo.
Fu Beatificato da Papa Leone XIII il 22 Gennaio 1893 e canonizzato da Pio XII il 21 Ottobre 1951.
Le sue spoglie sono conservate a Napoli nella Chiesa di Santa Maria di Caravaggio, in Piazza Dante, costruita nel 1627.


lunedì 23 gennaio 2012

Eleonora Pimentel Fonseca e la Repubblica Napoletana


23 Gennaio 1799, nasce la Repubblica Napoletana che vedrà,però, la fine dopo pochi mesi ,l’8 Luglio 1799

Elemento di spicco fu Eleonora Pimentel Fonseca, scrittrice e giornalista che diresse il Monitore Napoletano, giornale ufficiale del Governo provvisorio.
Abitò per un breve periodo in San Carlo alle Mortelle dove nella omonima Chiesa seppellì il suo unico figlio Francesco nato dallo sfortunato matrimonio con Pasquale Tria de Solis,capitano dell’esercito napoletano e dal quale si separò otto anni dopo a seguito anche delle percosse ricevute che le procurarono l’interruzione della seconda gravidanza.
Per i suoi ideali Repubblicani, fu arrestata ed impiccata il 20 Agosto del 1799 in Piazza Mercato e prima di morire citò Virgilio : Forsan et haec olim meminisse juvabit  ,  Forse un giorno gioverà ricordare tutto questo.

"Risente, ansando come un incubo, le note fonde, paurose, della “Messa da Requiem” di Mozart, alle Mortelle l’aveva resa quasi pazza. Dopo una settimana dalla morte del bambino (l’andava a trovare quotidianamente nella parrocchia di San Carlo, dove un quadratino di marmo grigio sul pavimento, all’angolo della navata sinistra, ne segnava il nome e la fredda dimora sotterranea) due volte al giorno, pomeriggio e sera, dalla chiesa giungevano, puntuali, i funebri accordi d’organo….Cominciò allora a diventare vecchia: grigia nelle tempie, scavata nelle guance, curva, smagrita, l’odioso petto cascante, vizzo. Restava giorni senza mangiare. Trovava forza il pomeriggio per andare in chiesa, al quadratino" ( da Il resto di niente di Enzo Striano  Loffredo Editore)



giovedì 19 gennaio 2012

Ricordo di un amico

Paolo Contessa
Erano molti anni che non lo vedevo, avevo sue notizie attraverso Massimiliano, sapevo che non era in perfette condizioni fisiche ma, conoscendolo, mi veniva spontaneo buttare lì una battuta in dialetto ma chi l'accire?.
Quando la figlia Bruna mi ha comunicato la notizia confesso di essermi ripreso subito dalla commozione, quasi che fosse fuori luogo conoscendo la sua personalità.
Un uomo dal carattere forte, socievole, affettuoso,sensibile, di quelli che incontri e  già da lontano cominci a sorridere perché sai che è impossibile non scambiare una battuta, raccogliere un sorriso, un abbraccio, una stretta di mano.
Paolo nel quartiere era un mito, ma no nel senso comune troppo abusato del termine, era il personaggio che tutti conoscevano, che tutti amavano incontrare proprio per queste sue caratteristiche umane, che gli amici in particolare, amavano ascoltare in piazza,davanti alla tabaccheria, con i suoi racconti e le sue descrizioni delle persone della zona con i loro pregi ed i loro difetti e aveva la grande abilità di attribuire i sopranomi più azzeccati.
Al telefono stasera il Prof.Franco Alfarano, l'ex Parroco storico di San Carlo, tra la commozione e l'immancabile sorriso che automaticamente spunta citando il suo nome, ricordava le battute ed il tempo che impiegava ogni volta che andava in tabaccheria per le sigarette, perché incontrare Paolo era impossibile limitarsi al freddo saluto, per lui incontrare un amico, un conoscente era un'occasione di gioia, era una delle rare persone che quando la incontravi non ti scaricava addosso mai i suoi problemi o tristi notizie.
Le partite di calcio con la sua partecipazione erano sempre un momento di puro divertimento anche nelle discussioni più accese per un goal da contestare o una mancata espulsione di un avversario.
Confesso che faccio fatica a non ricordarlo con un pizzico di allegria e di buon umore, anche perché avvertirei  la sua contrarietà e anche qualche parolaccia per dirmi di non permettermi di fare discorsi troppo seriosi o peggio intrisi di tristezza.
Ciao Paolone.
(20 Gennaio ore 11,45 -Chiesa S.Maria della Libera, via Belvedere)

venerdì 6 gennaio 2012

La nostra Befana

Era questa la giornata dei giochi, in casa o nei viali, nella piazza,nel vicolo, era la giornata dei bambini, delle bambole nelle carrozzine, delle biciclette, delle pistole, dell'auto di plastica a pedali.
Ci svegliavamo di notte, al mattino di buon ora a scavare nelle federe dei guanciali adattate a sacchi a disposizione della vecchia Befana.
Un giocattolo,due, massimo tre, tra carte di giornali,carbone,qualche caramella e qualche patata per fare volume.
Avevamo vissuto una notte immersi in una favola di Andersen, per pochi ma veramente pochi giocattoli, una costruzione, un piccolo chimico, una bicicletta che ai nostri occhi appariva come un motorino.
Affacciato al balcone di casa mia al terzo piano corrispondente ad un sesto dei fabbricati moderni, vedevo i compagni di gioco scorazzare in bici, piccole donnine che spingevano le carrozzine, i più piccoli sui monopattini lungo la discesa, dietro i muri del giardino piccoli focolai di guerra tra indiani e cowboys...e via giù per mostrare i mie giochi, il mio meccanico, tra viti,bulloni e piastre in ferro.
In piazza Marittiello correva come un forsennato su un monopattino un po' scorticato, non proprio nuovo ma che lo faceva volare ugualmente nel suo mondo dei sogni.

sabato 31 dicembre 2011

Un sereno 2012

Il prossimo 6 gennaio questo Blog compirà il suo primo compleanno, un anno in cui man mano ci siamo ritrovati molti di noi, anche dai posti più lontani ed ogni volta che qualche amico mi ha contattato  per aver appreso di questa iniziativa è stata un'emozione, un piacere nel ritrovarsi anche qualche decennio dopo.
Confesso che inizialmente non immaginavo di ottenere un risultato alquanto lusinghiero con i quasi 4.000 contatti oltre che da Napoli e da molte città d'Italia anche dagli Stati Uniti ,dall'Australia,Germania,Russia,Lettonia,Regno Unito e Singapore.
Dagli Stati Uniti, dal Texas alcuni laureandi hanno utilizzato alcuni articoli per una tesi di laurea sulle tradizioni della città di Napoli.
E’ stato solo un primo tentativo di cominciare un cammino nei ricordi dei luoghi che a molti di noi furono cari e dove ancora alcuni amici continuano a vivere, ricordando personaggi, usanze, momenti di gioia ed anche di tristezza.
Nel corso di quest’anno abbiamo gioito e pianto per  persone a noi care che rimarranno sicuramente nella nostra memoria e nei nostri affetti, siamo riusciti talvolta a suscitare la curiosità di qualche amica di altra zona di Napoli e di altre città italiane al punto che mi hanno chiesto di voler essere mostrati i luoghi che ci videro come una grande comunità di amici.
Mancano poche ore al termine di quest’anno che per molti non rimarrà tra i migliori della propria vita, un anno che ci ha visti tutti preoccupati per il presente e per il futuro sia nostro che dei nostri figli.
Occorre,però, rispolverare il nostro ottimismo di quegli anni anch’essi non facili per il lavoro, la casa e per le turbolenze di una società che, a differenza di quella attuale, era piena di energie giovani con una gran voglia di cambiamento e piena di valori autentici con riferimenti forti anche nella diversità di vedute.
Auguriamoci di essere ancora in grado di fornire alle nuove generazioni, ai nostri figli e nipoti quell’esempio indispensabile per dare loro fiducia ed un minimo di speranza utilizzando tutti gli strumenti necessari per costruire un futuro di maggiore giustizia per una società più solidale dove il lavoro sia nuovamente riscoperto come un diritto previsto dalla nostra Costituzione.
L’attualità non ci conforta ad avere fiducia e speranza, ma abbiamo il dovere di guardare avanti ed essere noi punto di riferimento per il loro futuro.
Auguro a tutti gli amici ovunque si trovino un anno di autentica rinascita e di ripresa non solo economica ma principalmente culturale nella convinzione che le crisi economiche sono anche conseguenza del decadimento culturale di un Paese, il più delle volte voluto e costruito ad arte.
Auguri dal profondo del cuore a tutti.
Un sereno 2012                                         Antonio                
                                                                                         

venerdì 30 dicembre 2011

LA FOTO
(in alto da sinistra verso destra):Cinquegrana,Gigino Attanasio,Franco Stavolo,Flavio Ciappa,Roberto Terminiello e Glauco Narciso     (in basso da sin.verso destra) : il mister Fofo' Contessa,Gigante,Stavolo II°,Costantino Longano,Luciano Piccolo e Gino Riccio

venerdì 23 dicembre 2011

       Un sereno Natale di pace a tutti

'O Presepio
A Natale, me ricordo,
o'presepio appriparavo;
cu 'na spesa 'e poche sòrde:
grotta e case fravecàvo.
Colla 'e pesce e cartapesta,
grastulelle e tavulette.
Se senteva addor'e'festa
'e Gesù...quanno nascette.
Te facevo 'o sciummetiello
cu 'na striscia 'e cart'argiento;
case vecchie e grariatelle,
'e facevo dint' 'a niente.
'A puteca d' 'o chianchiere,
'o pagliaro pe' Benino,
'o negozio a 'o salumiere
cu 'e salcicce e 'o salamino,
magazzino a 'o verdummaro,
e 'o fucon' a 'o castagnaro:
c' 'o cartone 'e fravecavo.
Po' accucchiavo nu castiello,
po' apparavo 'a tratturia,
'nnanz' 'a stalla nu canciello,
'na sagliuta,n'ata via.
Ce vulevano 'e ferriate?
Cu 'e palicche 'e cumbinavo;
sino', 'a copp'a scalinata
'o pastore ruciuliava.
Po' c' 'o vverde e c' 'o bbianchetto:
erba e neve,me pittavo;
me parevo 'o Tintoretto,
quann' 'e quadre se guardava.
Quann'avevo:luna e stelle,
fatt' 'e carta:luna e stelle,
fatt' 'e carta 'e ciucculata,
azzeccavo chesta e chelle.
Era tutto terminato!
'E pasture, po' accattàvo:
Ciccio Bacco,'e pecurelle.
pur' 'o bue e l'asinello.
Po' , 'a vigilia, a mezanotte,
'mprucessione se purtava:
'o Bambino dint' 'a grotta.
Ninna nanna...Se cantava!
                   Tommaso Ricciardi

giovedì 22 dicembre 2011

PERSONAGGI

Edgardo : Era consuetudine che dopo la festività dell’Immacolata, in molte famiglie ci si procurava una o due galline da allevare con maggior cura fino alla vigilia di Natale per poi portarle in tavola per il pranzo del 25.
Gennaro Villani (1885-1948)
Si allestiva un pollaio di piccole dimensioni o fuori al balcone o sotto l’immancabile grande ripiano di marmo in cucina e per tutto il periodo si rifocillavano le povere bestie in maniera tale da trovarle ben pronte per il gran pranzo di Natale che,poi, insieme alla vigilia costituivano le poche rare occasioni di pranzi di una certa consistenza.
La mattina della vigilia di Natale un omino piccolo e magrissimo che provvedeva alle pulizie delle scale del civico 7 della piazza , compiva il suo giro in molti appartamenti per svolgere le sue mansioni di carnefice delle povere bestie alle quali molti di noi si affezionavano , ma il destino era già segnato in partenza.
Edgardo,questo il nome del buon carnefice, compiva il suo gesto normalmente con l’utilizzo di una lametta ma in alcune famiglie dove l’arma non era gradita, usava un sistema a dir poco col gusto dell’orrido: la testa in un cassetto chiuso velocemente.
Ebbene si, Edgardo svolgeva il suo ingrato compito con una naturalezza da far invidia ai più grandi boia della storia.
Abitava in un terraneo in via Filippo Rega che si notava subito per  un piccolo materasso posto all’esterno che stava ad indicare l’attività di suo figlio  Enrico : o’matarazzaro . Aveva svolto i più svariati mestieri e altri ne svolgeva contemporaneamente  dopo aver avuto da giovane una vita un po’ turbolenta favorita anche dalle sue caratteristiche fisiche che gli consentivano  di essere utilizzato per lavori particolari.
Lo ricordo con più contenitori  di buste di latte sul capo, sopra la sua immancabile coppola grigia, in giro per consegnare il latte a domicilio che il più delle volte veniva riposto al di fuori della porta d’ingresso.
Silenzioso, riservato, gran lavoratore , educato , rispettoso,  mai servile, disponibile per qualsiasi mansione si presentasse , con compenso sempre a piacere , compreso quella  del buon carnefice… su delega.
(ringrazio Costantino della preziosa collaborazione)
LA FOTO
Ringrazio Amedeo Longano dell'invio di questa foto del 1966 scattata in occasione dell'ennesima premiazione del fratello Costantino che qualsiasi concorso si svolgesse risultava sempre non tra i vincitori ma il vincitore (poesia e fotografia).
Nella foto mi riconosco (16 anni),primo da sinistra, poi Paolo Frisoni, Costantino, Robustelli e Luigi Giliberti.
Un bel ricordo e se scavando tra le foto di quegli anni ce ne fossero altre con vecchi amici, sarebbero molto gradite.

giovedì 15 dicembre 2011

Echi del Natale

Il periodo che precede il Natale cominciava molto tempo prima, un'atmosfera segnata dalla novena che gli zampognari in costume tipico abruzzese, suonavano in alcune case del quartiere fermandosi sempre davanti ad ogni cappella votiva esistente sul loro percorso, terminandola il giorno dell'Immacolata.
Scendevano dal Corso Vittorio Emanuele per fermarsi in via San Nicola da Tolentino,via S.Carlo alle M.,in piazza, via Filippo Rega per poi proseguire lungo le scale di via Vetriera.
Entravano nelle  case delle famiglie che si erano prenotate per far suonare il piffero e la zampogna davanti al presepe anche nei nove giorni che precedevano il giorno di Natale e i ragazzini del quartiere li seguivano ascoltando quelle note così dolci.
Al termine della novena tornavano nei loro paesi sempre con delle bisacce piene di ogni genere di prodotti alimentari che le famiglie donavano in aggiunta al modesto compenso pattuito.
La settimana prima di Natale l'esposizione particolare della frutta e verdura sui marciapiedi, le vasche dei capitoni e delle anguille attorniate da ogni ben di Dio di pesce, i sacchi pieni di noci,mandorle, castagne do'prevete,al di fuori delle salumerie,e la sera tutta la merce illuminata da grandi lampadine per tutta la nottata fino alla vigilia di Natale.
Ma certamente meglio di me Giuseppe Marotta nell'Oro di Napoli descrive come nessun altro il clima dei giorni che precedono la festa....

"...Bisogna aver visto, a Napoli, una mostra natalizia di frutta.Non essendovi più limiti all'occupazione di suolo pubblico,la mostra esce dalla bottega e s'avvia.Dove finisce,finisce.Può essere un anfiteatro,coi suoi stalli di cachi di melagrane di arance,col suo podio di meloni di fichi d'India di ananas, col suo pulvinare di mandarini di sorbe di mele;oppure può essere un tempio,col suo altare maggiore di nespole e di pere,con le sue navate di castagne e di noci,con le sue colonne di fichi secchi e di uva,con i suoi ex-voto di datteri e banane. La mostra di Don Aniello era poco meno che un monumento alla frutta e come tale costituiva il risultato di uno sforzo artistico e organizzativo. Per giorni e giorni Don Aniello scaricava ceste colme nella bottega;poi vi si rinchiudeva per lavorare al nucleo essenziale dell'esposizione,le cui estreme propaggini si sarebbero infine diramate oltre la soglia nel vicolo...Ma una mostra natalizia di frutta non è un lavoro che si possa disfare la sera e ricomporre la mattina:Addormentandosi il vicolo,Don Aniello mandava a letto la moglie,accendeva i lumi ad acetilene,sceglieva,per collocarvi il braciere,un punto strategico dal quale fosse possibile tenere d'occhio anche il più lontano cestello,e vegliava la sua creatura...." (brano riportato ne "Le voci di Napoli" di Antonio Altamura)

mercoledì 7 dicembre 2011

Riccardo Muti : un grande napoletano

Per chi non avesse visto il Maestro Riccardo Muti a "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, propongo questo divertente filmato che mette in evidenza un singolare Maestro Muti : 

mercoledì 30 novembre 2011

Le voci di Napoli

Nel Dicembre del 1977, Antonio Altamura pubblicò Le "voci" di Napoli un bel libro sulle voci dei venditori che nei quartieri di Napoli, nei mercati della Pignasecca,di Sant'Anna di Palazzo, nei vicoli, esaltavano la loro merce e invitando i passanti a comprare: dalle verdure al pesce, dalla frutta ai panini con la ricotta, dalle pizze alla pastiera, dai taralli alla carne cotta con la fresella.
Altamura nel suo libro si rifà ad un manoscritto di fine settecento, conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli, di tal Domenico Palmieri,detto Ciccione,che raccolse con molta meticolosità le innumerevoli voci popolari molte delle quali si sono perse tracce ed altre ancora sopravvivono nei quartieri più popolari della città.
Tra le tante riportate, ho cercato di fissare alcune di quelle che ancora vivono nei miei ricordi che vanno dal 1960 alla fine dei '70 ed a quelle che ancora oggi si riescono a catturare non solo nella nostra zona ma anche nei vicoli e nei mercatini da Sant'Anna di Palazzo alla Pignasecca :


'O lattaro,'o lattaro!
'A ricuttella mmiez' 'o ppane, 'o Massese!
C'eveze annevate,annevate 'e cceveze sapurite: Signurì,acalate!
Pizze càvere, pizze càvere a ogge a otto!
Crucchè,tìttule,scagliuòzzele! Te ne magne ciento dint'a nu sciuscio 'e viento!
Ciente lire 'o broro 'e carnacotta, na còtena e na fresella!
Te faccio vèvere 'o broro d' 'e purpetielle verace !
Castagne càvere...'O fummo!
'E friarielle frische,accattate! 
L'accio p' 'e fasule chi 'o vvo?Cinquanta lire 'o fascio!
Uva fràula, Tengo lluva d' 'a Madonna!
?O ggrano pp' 'a pastiera, 'o ggrano!
Cicere, necelline, semmentelle: 'o spassatiempo!
Acalate 'o panaro: vulite nu quarto 'aulive 'e Gaeta?
Magnateve 'o cocco! Frisco, 'o cocco!
Tengo 'e rrose d' 'o mese 'e maggio!
Alice,alice,songo vive ancora!
Tengo 'argiento vivo int' 'a spasella
Fravagli 'e triglie,fravaglie ' retunne,ih che freschezza!
Purpetié, tu si' verace overo, purpetié!
Aiutammo sta varca! Pigliateve 'e lacce p' 'e scarpe! Allacciateve 'e scarpe!
Ramma,attone,chiummo!Chi tene fierre viecchie 'a vénnere?
Americane,fummate! 'A Morisse,'o viecchio cu' 'a barba, 'a Cesterfieto,'e Palle 'Mmano! Fummate!







giovedì 24 novembre 2011

Chiaia, un quartiere tra storia,ricordi e leggenda

Ponte di Chiaia

Un’ antica etimologia,oggi abbandonata , supponeva che “…il luogo fosse la plaga olimpica dove Napoli antica celebrava i giochi e le feste di Giove”(G.B.Ajello-1845)
                                                                                                                                   
Da quando sono rientrato a Napoli, nelle soleggiate mattinate domenicali amo percorrere il lungomare da largo Sermoneta a Piazza Vittoria per poi fare ritorno attraverso la zona interna del quartiere Chiaia, Piazza dei Martiri,via Filangieri,via dei Mille,San Pasquale e la Riviera.
Il lungomare di via Caracciolo, tra i più belli del mondo,  realizzato con una colmata a mare nella seconda metà dell’800, periodo in cui, per circa un ventennio, furono ultimate anche le zone interne del quartiere con via dei Mille e la zona di piazza Amedeo ed il completamento del Corso Vittorio Emanuele, andò ad affiancare la splendida Villa Comunale voluta da Ferdinando IV di Borbone a partire dal 1780.
La Riviera di Chiaia, parallela sia alla villa comunale che alla via Caracciolo, accoglie tra i più bei palazzi napoletani: Palazzo Ravaschieri di Satriano, Palazzo San Teodoro,Palazzo Pignatelli di Strongoli del Niccolini, Palazzo Bagnara,etc.realizzati in epoca precedente sia alla Villa che al lungomare.
Una passeggiata immersa in una storia secolare  dove ogni angolo testimonia un’epoca , un periodo  di trasformazione, di evoluzione del tessuto storico ed architettonico di un quartiere ritenuto a giusta ragione tra i più belli della città, un quartiere quello di Chiaia,( nome derivante dal latino plaga ,attraverso il catalano platja o il castigliano playa, ovvero spiaggia,termine che già nel VI secolo -epistole di S.Gregorio- indicava il litorale occidentale di Napoli, successivamente definito Chiaja) di cui fa parte la nostra San Carlo alle Mortelle.
Gradoni di Chiaia
In verità le strade del quartiere da noi più consumate erano quelle di via Filippo Rega  o le Rampe Brancaccio per raggiungere via dei Mille dove tra una vasca  e l’altra si sperava di fare fortunati incontri o di fare nuove conoscenze , via Nicotera ed il Ponte di Chiaia (realizzato per volere del Re Filippo di Spagna che mise in collegamento le Mortelle con Pizzofalcone) per raggiungere Piazza del Plebiscito e via Toledo o raggiungere gli amici di via Monte di Dio, i gradoni di Chiaia, oggi finalmente riportati all’aspetto originario dopo la loro soppressione  ed il tratto del Corso  Vittorio Emanuele da piazzetta Cariati a S.Maria Apparente per la sosta obbligata da Principe, una delle più rinomate pasticcerie della città per far ritorno sempre in piazza, il luogo del rifugio sicuro, dove incontravi l’amico,il compagno di gioco,di impegno sociale, dell’associazione parrocchiale,l’amico con cui confrontarti sulla partita del giorno prima o sulla notizia del telegiornale, dell’unico telegiornale della giornata ,dell’unico canale della televisione in bianco e nero .
Un’amica  non residente a Napoli che ci segue con passione dall’estremo nord del Paese,  mi ha più volte espresso il desiderio di conoscere questi luoghi della nostra memoria, di percorrerli per catturarne qualche impronta  e cercare di avvertirne gli echi più volte testimoniati dai numerosi amici attraverso i commenti che pervengono sia sul Blog che attraverso la rete.
Sarà dura poter trasferire sentimenti e testimonianze di un periodo che molti di noi conservano gelosamente nella propria anima, ma farò una eccezione. 

sabato 12 novembre 2011

Napoli, nelle parole di Erri De Luca

Per questo fine settimana di metà Novembre, tra temperature variabili e ancora un po' di sole che si concede agli irriducibili come me desiderosi di farsi avvolgere dai suoi raggi sulle spiagge della costa Flegrea o nelle  lunghe passeggiate del meraviglioso lungomare di questa tanto bistrattata città, la voce del  grande scrittore Erri De Luca, figlio di questa terra e di questi quartieri (Monte di Dio) , parla di Napoli con pacatezza ed amore in questo video caricato su You Tube da Stefano Stefanoli:
  

venerdì 4 novembre 2011

Festa di San Carlo

S.Carlo Borromeo-Antonio De Bellis
E' il 4 novembre di un anno che non ricordo o forse si, il 1964,65,66,67, fa lo stesso, perché erano tradizioni che si ripetevano puntualmente ogni anno, ed era una gran festa, composta,dignitosa con grande partecipazione popolare.
Sembra ieri......

Ieri sera si sono concluse le quarant’ore e oggi è San Carlo Borromeo, Santo a cui nel 1616  fu dedicata  la Chiesa costruita su progetto del sacerdote barnabita Giovanni Ambrogio  Mazenta  e successivamente affidato all’architetto napoletano  Giovanni Cola Di Franco.
Oggi è giornata speciale  e stasera  gran liturgia con la concelebrazione di alcuni sacerdoti  che verranno un po’ da tutte le parti di Napoli.
Il Parroco di Santa Maria Apparente p.Spina, p.Ubaldi ,il prete della piccola chiesetta della Cesarea che chiamiamo la morte in vacanza per il suo fisico particolarmente magro ed alto, dal volto scavato, meglio conosciuto ed apprezzato  nella sua zona per la Messa più veloce della città.
Poi un prete anziano, di piccola statura , tappetiello e il vecchio canonico Lucariello ,scarrafone ,  per  la particolare conformazione del suo strano naso, con la sua  mantella  plissettata ,i calzini rossi, il grande cappello ed i suoi immancabili tic che suscitavano talvolta le impertinenze degli scugnizzielli del quartiere.
Non può mancare Don Crescenzo della vicina Chiesa di Betlemme, altra istituzione della zona.
Fuori della Chiesa due carabinieri in alta uniforme con il gran pennacchio, in attesa di rendere gli onori al Cardinale Castaldo e dal '66 al Cardinale Ursi che per l’occasione celebrerà messa.
In piazza il solito gruppo in sosta permanente ad ascoltare le ultime avventure del mitico Paolo C., con Costantino, Amedeo,Gustavo,Renato, Glauco, Pasquale,Bruno,Claudio,Sergio,Enzo e tanti altri; stasera c’è anche fagiolino, soprannome del caro Luigi Uzzo, interprete indimenticato ed unico delle più belle commedie di Eduardo De Filippo, celebre Niculino nella splendida Natale in Casa Cupiello.
A proposito di Eduardo, più tardi, come di consueto, passerà lo scenografo del Maestro, Bruno Garofalo, con il suo immancabile sorriso saluterà tutti con un gesto affettuoso.
Don Adolfo per l’occasione è più che mai vigile davanti al portone per garantire l’ingresso alle auto del palazzo e godersi la rara occasione di ordine e pulizia della piazza.
Qualche scugnizzo ancora approfitta della festività per riempire  ‘a cascettella de’muorte  ,piccola scatola a forma di parallelepipedo contrassegnata sui lati da croci nere utilizzata per raccogliere monetine nel giorno della ricorrenza dei morti; Marittiello approfitta della nostra complicità e collaborazione  per racimolare qualche soldo nel gruppo  dei giovani che assisteranno alla liturgia con Aldo  in testa nella funzione di gran turiferario  sotto la guida di Franco Alfarano.
Ormai si è fatta ora, stanno entrando le ciechine con le loro straordinarie voci che creeranno come sempre momenti  di grande emozione  con il sottofondo d’organo del bravo Maestro Padre Romano.
Ormai  tutto volge al termine, la ditta degli addobbi  Aletta sta già  smontando i drappi dalla facciata  e la gran folla si dirige verso casa  e la NSU Prinz del Parroco si avvia verso Materdei, Don Adolfo chiude i battenti del gran portone dopo che la scia della pipa di Ubaldo e del suo borbottare hanno svoltato il viale.  

Rimangono  fissi nella mente e nel cuore solo i ricordi. I devoti,se vorranno,potranno ricordare San Carlo come me, fuori della grande cancellata ancora chiusa dal 23 settembre del 2009 a seguito del crollo del solaio di calpestio e della relativa splendida  pavimentazione del '700.

martedì 9 agosto 2011

La nostra estate

Leggo i dati di quest'anno sulle vacanze degli italiani, sulle percentuali di quanti partiranno e di quanti rimarranno in città.
Non vorrei scandalizzare nessuno, non mi fa ne' caldo ne' freddo, mi spaventano solo le motivazioni, le paure,i timori che sono dietro queste rinunce ma chi come quelli della mia generazione che il massimo dell'inizio dell'estate era andare tutti a Positano in 500 per comprare i mitici sandali a ragno che solo i bravi maestri artigiani sapevano realizzare nei tempi di una passeggiata sulla spiaggia grande e ritorno.
I più fortunati, quelli che potevano permettersi un affitto in Costiera, caricavano valige e frigorifero su di un Ape e via per tre mesi a Sorrento,a Piano,a Meta, a S.Agnello.
In piazza a fine giugno veniva da Sorrento un uomo alto e magro,a Vulpella, e da solo caricava masserizie di una famiglia del quartiere e poi via alla volta di Sorrento; un'altra Ape del fruttivendolo di piazza Mondragone, Ciccillo, caricava valige e rigorosamente il frigorifero per partire alla volta di Bacoli dove un'altra famiglia aveva affittato casa per Luglio ed Agosto.
E parliamo di famiglie che potevano permettersi di spostarsi in altre località altrimenti per i più c'erano i vari lidi mappatella, dallo scoglione di Marechiaro a Villa Beck, da Bagnoli a Lucrino.
Marechiaro
Molti di noi, senza Vespa o Lambretta, dopo aver raggiunto piazza Vittoria a piedi ed aver preso il 140 ed aver percorso a piedi la discesa Marechiaro, salivano sulle barche di Pasquale o Ciro che con 100 lire assicuravano il percorso di andata e ritorno allo scoglione di Marechiaro dove il mare era il più bello e pulito della città.
Come non ricordare anche gli anni di Villa Lauro, la cui discesa era consentita a chi aveva il permesso rilasciato dal Comandante a chi in tempo ne faceva richiesta.
Per alcuni di noi quel mare fu fatale, gli incontri, le frequentazioni, le amicizie...
Erano le nostre vacanze, le nostre estati, i giorni del divertimento,degli innamoramenti , erano i giorni che aspettavamo tutto l'anno.
Un panino ed un mangiadischi erano il massimo per trascorrere giornate in compagnia di vecchi e nuovi amici ,senza differenze tra chi poteva permettersi un biglietto dell'autobus o il trasporto barca, c'era sempre un amico pronto a farsene carico,in silenzio, perché era la normalità.
Nulla di nostalgico, ma una constatazione certamente si : contava lo star bene assieme anche se scambiandoci solo un panino alla cieca o dividerlo con l'immancabile amico che aveva portato solo le sigarette.

sabato 16 luglio 2011

'O pianino e 'o prufessore

Buona parte di quanti hanno frequentato le scuole elementari negli anni '55 / '65 ha obbligatoriamente fatto tappa per i cinque anni alla storica scuola Fuà Fusinato o nella succursale di viale Fornelli.
Come sempre capita le sezioni più ambite erano quelle legate ai maestri più "richiesti", amati e rispettati dai genitori perché il loro buon nome era una garanzia per la qualità dello studio,la disciplina ed una grande carica di umanità.
Tra i maestri che hanno abitato in San Carlo alle M. come non ricordare il Prof.Sauro, anche molto impegnato nel sociale e nelle attività parrocchiali ed il Maestro per eccellenza il Prof. Tommaso Ricciardi, fratello di Matteo di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.
Tommaso Ricciardi, uno di quei maestri  d'altri tempi al  servizio della scuola intesa come vera e propria fucina formativa di ragazzi provenienti,buona parte,dai ceti più popolari,dalle famiglie numerose che facevano fatica a mandare i figli a scuola sottraendoli al lavoro nei bar,nelle botteghe per pochi ma indispensabili spiccioli.
Abitava al civico sette,in piazza, in un appartamento il cui terrazo a livello era copertura dell'abitazione di Marvasi di cui abbiamo già trattato (e credo a breve riparleremo per notizie giunte al riguardo).
Tommaso Ricciardi è stato anche un apprezzato poeta di versi sia in lingua che in dialetto napoletano riportati in alcune sue pubblicazioni delle quali una me ne volle fare omaggio nel 1968 "Miscellanea di versi" e nel mentre scriveva la dedica poggiando il libro sul muretto in piazza, il suono di un vecchio pianino faceva capolino in piazza, pianino di quelli autentici non ancora violentati dai giradischi, fece scattare il Maestro che col suo bel vocione  mi disse:ce stà .
Aprì il libro a pagina 102 e declamò                           'O pianino
Te fermave
pe' strade e vicarielle
e sunave
pe' ricche e puverielle
Quacche vòta
te tirava 'o ciucciariello
o si no,
t'aiutava a vuttà nu guagliunciello.
S'aspettava
'o pianino 'int' 'a jurnata 
pe' sentì:
'na canzona appassiunata
Te chiammava 
'a signora che,affacciata
se gudeva:
'O Zampugnaro nnammurato
C' 'o piattino,
ncopp' 'o braccio tuzzuliave
e vulive
quacche ssorde 'a chi passava
Mo' che 'a radio
d' 'a matìna fin' 'a sera
sona sempe
sempe 'a stessa tiritéra
circolà
tu nun può tu "pianino" p' 'e quartiere
Saie pecchè?
Pecchè oggi nun è comm'aière

mercoledì 13 luglio 2011

Botteghe

Pochi giorni fa,il Sindaco Luigi De Magistris ha voluto fare un nuovo giro per i quartieri Spagnoli per verificare l'andamento della raccolta differenziata espressamente richiesta ed attuata in poco tempo dagli stessi abitanti. Nel corso della passeggiata ha confidato di avere un sogno,uno di quelli non impossibili ma alquanto complicati, far diventare i quartieri spagnoli come Montmartre a Parigi, con il conseguente risveglio delle attività commerciali e quant'altro ruota attorno all'accoglienza del turisti.
Leggendo la notizia,la mente è andata ad alcune botteghe storiche di San Carlo alle Mortelle e zone immediatamente limitrofe, a quelle figure di commercianti cui ci si rivolgeva non solo per la qualità dei prodotti ma per il rapporto di simpatia che si instaurava con la clientela.
Penso alla salumeria di via S.Carlo alle M. di Don Ciro e suo fratello Enzo che si contrapponeva con quella di grosse dimensioni in piazza Mondragone; Don Ciro, personaggio dotato di estrema cortesia e direi anche eleganza nel proporre i suoi prodotti migliori;suo fratello Enzo era al settore pane,legumi e pasta, quella sfusa che veniva avvolta nella carta grigia tanto amata da noi ragazzi "fumatori" alle prime armi e senza quattrini:era la carta ideale per farne piccole sigarette con bruciore di gola garantito.
Di fianco a Don Ciro la vecchia pasticceria Miranda , di fronte 'o scarparo,ricordo solo il cognome D'Ascoli, ero compagno di banco del figlio alle elementari.
Più su la farmacia, la storica farmacia di fronte alla piazzetta, la cui titolare 'a bionda ,di origini settentrionali, era particolarmente apprezzata per i consigli che elargiva per le malattie dei bambini e, in un certo modo, si contrapponeva al farmacista stimatissimo e aggiungerei bravo del Corso V.E. Dott.Iannaccaro capace di eseguire anche visite lampo dal retro del bancone e fornire medicinali adeguati (in genere sempre supposte per la febbre) che facevano scomparire in un lampo anche le influenze.
Parliamo degli anni '60, dove il consiglio del bravo farmacista evitava la spesa del medico a domicilio, figura quasi sempre poco gradita che creava un'attesa ed una psicosi da evento apocalittico.
Tra le botteghe come non citare la storica tabaccheria in piazza, che ha visto la gestione di cari amici,persone adorabili come Renato,Elena,Paolo fino a tempi più recenti con Costantino .
E' una storia a parte perché la tabaccheria ,ovvero la zona antistante, è stato il luogo di incontro,la casa di più generazioni di giovani e meno giovani, dove se non ricordavi il giorno della settimana,passando ed ascoltando le animate conversazioni, riuscivi a capire se la settimana stava finendo oppure era già Lunedì.
Ma ci ritorneremo.

domenica 10 luglio 2011

Un balcone vuoto

foto di Teresa Cicero
Alcuni giorni fa abbiamo festeggiato il suo 95° compleanno e stamattina ci ha lasciato in silenzio, senza troppo rumore,senza dar fastidio com'era nel suo carattere.
Dal balcone al primo piano sulla tabaccheria non fisserà più il suo sguardo sulla sua piazza, quella piazza che ha visto in tempi tristi di guerra, in tempi migliori il cuore del quartiere, oggi specchio di un degrado di una città, che Adolfo aveva visto crescere negli anni.
Ma era la sua piazza, la sua vita...e il suo sguardo era sempre rivolto lì, pronto ad agitare la sua mano per salutare anche chi come me lontano ormai da anni da quei luoghi, non mancava di fare una piccola sosta,un colpo di clacson ed un saluto.
Un ultimo saluto da tutti noi, Don Adolfo.

"La morte non è niente,
noi siamo andati semplicemente nella stanza accanto.
Noi siamo noi, voi siete voi:
per voi noi saremo sempre ciò che siamo stati.
Dateci il nome che ci avete sempre dato,
parlateci come avete sempre fatto.
Continuate a ridere di ciò che ci ha fatto sempre ridere.
Pregate, sorridete, pensate a noi.
Che il nostro nome sia pronunciato in casa
com'è sempre accaduto.
Il senso della vita è sempre lo stesso.
Il filo non si è interrotto.
Perchè dovremmo essere fuori dai vostri pensieri semplicemente perchè siamo fuori dalla vostra vita?
Noi non siamo lontani,
siamo solamente dall'altro lato della strada."
S. Agostino